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Per Albertone omaggio, non veleni

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POLEMICA FUORI LUOGO SULLO SPECIALE RAI

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E dunque davvero ad Alberto Sordi non sarebbero piaciuti i veleni che stanno montando a ridosso del primo anniversario dell'addio. Ora le celebrazioni si gonfiano a dismisura, Albertone è vessillo sul quale tutti vogliono ricamare, dire la propria. E già questo, forse, lo avrebbe infastidito. Ma ieri s'è attizzata una polemica peggio che odiosa. Ad accenderla, con dichiarazioni rilasciate al «Corriere della Sera», Paola Comin, ufficio stampa di Sordi e, ora, degli eventi inventati per ricordarlo. Spiace alla Comin che passi su Raidue, mercoledì, la serata «Grazie Alberto» organizzata dalla Regione Lazio e dalla Fondazione che porta il nome del grande attore. Spiace perché la rete diretta da Marano «è espressione della Lega e non possiamo dimenticare la nota stonata di Enrico Speroni che un anno fa definì Sordi rappresentante di una realtà locale, nella quale non poteva riconoscersi». Di più, ha detto la Comin: che l'unico omaggio di chi ha voluto bene a Sordi è quello del Campidoglio e dell'Auditorium, dove sarà proiettato il film voluto da Medusa e Istituto Luce. «Perché - ha spiegato ergendosi a vestale del mito-Sordi - il Campidoglio è Roma e Medusa e Istituto Luce sono il cinema». Affermazioni a dir poco manichee, volontà di gestione assolutistica del personaggio Sordi. Al punto che la sorella dell'attore, Aurelia, ha messo ieri i punti sulle «i». «Ringrazio tutti coloro che in diverso modo ricordano Alberto in questi giorni». Compresa Raidue, dunque. E Paolo Alberti, portavoce di Aurelia, ha detto chiaro e tondo che «la Sordi non si riconosce affatto nelle parole della signora Paola Comin». Entrano nella querelle anche Marano e Storace. «Sordi è di tutti e non solo di Roma», sottolinea Marano, che pure prende le distanze dalla gaffe di Speroni. Ed è la tirata di orecchie più aspra per la Comin, diventata paradossalmente il leghista della situazione con il suo voler rinchiudere l'omaggio a Sordi nel recinto del Campidoglio. Il presidente della Regione Lazio a sua volta osserva che è fuori luogo «montare polemiche spiacevoli in occasione dell'anniversario della morte di un grande artista romano e italiano». E liquida quella di Speroni come «una stupidaggine». Ormai scaduta. A lui, ad Alberto Sordi, sarebbero garbate più le parole di Marano e di Storace che quelle puntute della Comin. Soprattutto avrebbe annuito per quelle della sorella, alla quale tutti sanno quanto fosse legato. Ma ora basta, non roviniamogli più la voglia di ridere. Da lassù. Li. Lom.

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