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LA RICETTA DI MARIA GRAZIA

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Maria Grazia Cucinotta, bellezza mediterranea che Hollywood ci invidia e che invece lei snobba («lì ti offrono solo parti da straniera, per diventare americana a tutti gli effetti e fare carriera dovresti sposare un produttore. Io invece amo mio marito e me lo tengo stretto»), è la protagonista di «Vaniglia e cioccolata» l'ultimo film di Ciro Ippolito, ex re del trash negli anni '80 («Arrapaho», «Uccelli d'Italia»), nelle sale da mercoledì 11 febbraio distribuito dalla Warner Bros. Accanto a lei, rispettivamente nella parte del marito e dell'amante: Alessandro Preziosi (languido interprete della fiction di successo «Elisa di Rivambrosa», nei panni del conte Fabrizio Ristori) ed il ballerino di flamenco più famoso (ed invidiato) nel mondo Joaquìn Cortès. Maria Grazia, una bella storia d'amore per ritornare dopo una lunga assenza sul grande schermo. «Sono davvero felice di questo ruolo, finalmente non si ha paura di parlare d'amore. Il cinema sta vivendo una crisi profonda e trovare un buon copione oggi non è facile, è sempre un terno al lotto. Se non si ha fretta ed angoscia prima o poi arriva la sceneggiatura giusta, come in questo caso». Come si è trovata ad intepretare una madre con tre figli, di cui due adolescenti? «Non è stato semplice. Io ho una bambina piccola e per il momento ignoro i problemi degli adolescenti». Come è nata la collaborazione con il regista Ciro Ippolito? «Non ci conoscevamo. Al mio agente aveva detto che voleva trovarmi struccata, con i capelli ricci, ed abiti incolori. Sono stata assalita dal panico. Senza trucco vuol dire essere senza difesa. Durante le riprese, quando mi vedevo sul monitor alla fine della giornata, mi spaventavo. Poi vedendo il film mi sono abbastanza apprezzata, anche se dovrò rivederlo altre dieci volte per un giudizio definitivo». Perchè l'ha assalita la paura? «Il timore è quello di non ricevere più offerte per parti adeguate alla mia età, ma solo da anziana». È più facile recitare in un film tratto da un romanzo? «No, direi più rischioso. Perchè a chi è piaciuta la storia forse poi non gradisce la trasposizione cinematografica, anche se in questo caso è abbastanza fedele». Come si è trovata a lavorare con Cortès? «Benissimo. È un vero professionista. Anche se ha avuto qualche difficoltà nel recitare, essendo un ballerino riesce a comunicare meglio con il corpo piuttosto che con il viso».

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