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«IL NATALE DEGLI ALPINI»

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Le armate con la penna nera mandate al macello sul Don

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L'opera postuma ora proposta da Mursia (editore di tutti gli scritti dell'Autore scomparso nel 1990) integra, con pagine inedite e con la raccolta di articoli apparsi su giornali e periodici, il libro che vinse il Premio Bancarella e che è stato tradotto in molte lingue. Lo scenario è sempre quello della pianura ucraina, spazzata dai venti provenienti della Siberia; le «dramatis personae», gli alpini non soltanto della «Julia» (al quale Bedeschi, ufficiale medico, era stato assegnato) ma anche delle divisioni «Tridentina» e «Cuneense», che formavano il Corpo d'Armata. Una pagina dopo l'altra, il lettore rivive la ritirata fino all'uscita dalla sacca di Nikolajewka. In quei giorni, si compiva il destino della Sesta Armata tedesca, rimasta nella trappola di Stalingrado; i russi, contemporaneamente, sbriciolavano le divisioni italiane, romene, ungheresi schierate sul fronte orientale. Sordi a ogni richiamo alla realtà, Mussolini e il Capo di Stato Maggiore Generale, Cavallero, avevano incrementato il contributo militare italiano in Russia, inviandovi un'armata. Invano il generale Messe — che aveva comandato un Corpo di Spedizione nel 1941-42 — si era detto contrario a un ulteriore gravoso impegno. In tal modo, nell'estate del 1942, venne fatto partire l'Armir, su una interminabile teoria di tradotte militari: 227mila uomini, con 16.700 automezzi, 4.470 motomezzi e tutta l'artiglieria moderna disponibile. L'esercito italiano venne privato del fior fiore delle truppe alpine, inizialmente destinate ad operare sul caso e finite invece in pianura, sulle rive del Don, come normale fanteria. Sarebbe stata saggia cosa trattenere in patria la «Julia», la «Tridentina» e la «Cuneense», come «polizza di assicurazione» per le future eventualità politico-militari, che già si intravedevano. Le temute scadenze si verificarono quando, dopo la caduta del fascismo, in attuazione del Piano «Alarico», i tedeschi dilagarono nel Nord Italia, forzando gli indifesi passi alpini: coloro che avrebbero dovuto difenderli, erano stati sacrificati in Russia. Giulio Bedeschi «Il Natale degli alpini» Mursia, 157 pagine, 16 euro

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