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L'omaggio a Napoli di Mina ripesca Fred Bongusto

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Anche questo nuovo album parte dai classici per arrivare all'attualità. Compaiono gli immortali temi ottocenteschi come «Te voglio bene assaje» (1835), «Era de maggio» (1885), «O' sole mio» (1898) per arrivare a «Napule è» (1977) di Pino Daniele fino a «Cu 'e mmane», inedita, dovuta agli Audio 2. Ma le curiosità sono altre. Per esempio «'O cielo ce manna 'sti ccose» (1964), scritta da Fred Bongusto e Armando Trovajoli e totalmente dimenticata (il motivo venne composto per i titoli di coda di «Matrimonio all'italiana» di Vittorio De Sica, con Sophia Loren e Marcello Mastroianni); ma anche «'O cuntrario 'e l'ammore», una rielaborazione da «Crisantemi» di Giacomo Puccini. Un rischioso sconfinamento nella musica da camera (un quartetto d'archi scritto ed eseguito per la prima volta nel 1890) per il quale Mina ha chiesto a Gianni Ferrio una rielaborazione e a Maurizio Morante, napoletano verace, un testo per l'occasione. È proprio Gianni Ferrio, storico collaboratore della cantante, con i suoi archi, arrangiati e diretti, a fornire un valore aggiunto all'album. Il maestro vicentino è riuscito ancora una volta a mettere a proprio agio Mina, salvandola dall'oleografia, sempre in agguato quando si affronta la canzone napoletana d'annata. Mina, da parte sua, da lombarda doc, sembra avere una particolare predisposizione per la lingua napoletana (come dimostrò di averne per il dialetto pugliese nell'album con Adriano Celentano), ma questa non è una novità. Il suo debutto discografico, nel 1958, avvenne proprio con un piccolo gioiello napoletano, «Malatia», scritta dal cantante-chitarrista Armando Romeo nel 1954. L'omaggio alla napoletanità c'è tutto e sembra sincero, come pure la bravura "discografica" della cantante, decisamente fuori discussione. Forti dubbi, invece, riguardo la sua scaltrezza, il suo proverbiale defilarsi, quel maniacale non-esserci che con gli anni diventa sempre più irritante. Se Mina non vuole apparire e rischiare, come fanno tutti i suoi colleghi, non dovrebbe nemmeno incidere dischi. Così è troppo comodo. Dar. Sal.

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