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Uno spettacolone che toglie il fiato

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Merita senza dubbio una visita oltre che per la bellezza degli spazi architettonici che lo ospitano anche per le due gigantesche opere a tempera di Michetti che ne costituiscono un vanto: «Le serpi» e «Gli storpi», entrambe dipinte negli ultimissimi anni dell'Ottocento e presentate all'Esposizione Universale di Parigi del 1900. Col passare del tempo il Museo Michetti si sta trasformando anche in un laboratorio culturale contemporaneo che sembra idealmente ricollegarsi proprio al celebre cenacolo di artisti che lo stesso Michetti seppe raccogliere attorno a sè, con nomi come quelli di Gabriele D'Annunzio, dello scultore C. Barbella e del compositore F. P. Tosti. In questo periodo, fino al 20 novembre, il Museo Michetti ospita anche la mostra antologica di uno dei più conosciuti e validi artisti abruzzesi, Gaetano Memmo, promossa dal presidente della Regione Abruzzo Giovanni Pace, organizzata dall'associazione culturale Trifoglio di Giuseppina Conti e curata dal nostro Gabriele Simongini. Sono esposte settanta opere, fra quadri e disegni, di un artista che ha saputo rinnovare con cifre personali la tradizione del naturalismo panico abruzzese portandola su accenti fortemente immaginifici. Il corpo, soprattutto quello femminile, è al centro della ricerca di Memmo e diventa un tramite di passaggio dalla dimensione sensuale a quella spirituale. Emblematico è anche il rapporto con la natura, con cui ogni figura dipinta dall'artista sembra voler cercare un dialogo empatico e silenzioso. Senza dubbio, per la sua figurazione visionaria pregevolmente rappresentata soprattutto dalle opere degli anni Settanta, Gaetano Memmo merita di occupare un posto di rilievo accanto ad artisti come Renzo Vespignani, Leonardo Cremonini, Ennio Calabria, Gianfranco Ferroni, ognuno dei quali ha interpretato originalmente le inquietudini dell'uomo contemporaneo.

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