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Da Scola un documento sulla Città Eterna che diventa multietnica

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Roma dipinta con i colori del mondo

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ETTORE Scola racconta Roma, le sue cornici, i suoi colori e, appunto, la sua gente. Per farlo si serve, come un filo conduttore, di un autobus di linea che, dall'alba a notte fonda, ne attraversa le strade, costeggiando i suoi monumenti più famosi. Su qualche passeggero si sofferma, anche un po' per fare il punto su quello che è tra i temi dominanti del racconto, l'atteggiamento dei romani, indifferente se non addirittura tollerante, nei confronti degli extracomunitari, altri personaggi — meglio, altre «persone» — si incontrano lungo il percorso dell'autobus, anche all'interno di questa o quella casa: come in quella che una donna che, divorziata ed sposata adesso a un operaio, si vede far visita dall'ex marito che, perso il lavoro, è sopraffatto dalla sua improvvisa solitudine. All'interno di un bar ci si può anche imbattere in un gestore che, invece, a differenza di molti attorno, è infastidito dalla gente di colore; per passare poi, in climi quasi opposti, in un ospizio per malati di Alzheimer dove i pazienti lottano con sé stessi per ritrovare la memoria, oppure in una sezione di partito in cui le divergenze sulla politica vengono riassorbite dalla passione per il calcio. Mentre trova spazio la «nuova» Roma dei cinesi e di altri extracomunitari che si rive1ano così bene integrati da esprimersi quasi come i romani, assimilandone gesti e consuetudini, e mentre, perché la cronaca possa anche dirci la sua, si indugia su alcuni eventi pubblici come le manifestazioni a San Giovanni o dei balli in piazza. Un documentario, forse, ma soprattutto un documento. Con figure disegnate spesso con precisione, anche le più fugaci come i lavavetri, con un gusto rievocativo che sa tenersi in equilibrio fra i toni di una cronacaa che sembra tutta ripresa dal vero e, invece, la sua reinterpretazione d'autore. Forse con qualche cedimento di qualità, una pagina al Verano i cui un visitatore sostiene di ascoltare ad ogni tomba i dialoghi che si scambiano i defunti, uno scontro a tavola tra un vecchio padre e un figlio che sta per rinchiuderlo in uno ospizio, in genere però con tocchi giusti. Cui danno evidenza anche attori noti, da Valerio Mastandrea a Arnoldo Foà a Stefania Sandrelli. Senza dimenticare Fiorenzo Fiorentini che, nella sua ultima apparizione, recita un sonetto del Belli.

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