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di ROBERTO SACCARELLO PROMOSSA dalle maggiori istituzioni cittadine, quali Banca e Fondazione ...

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Della mostra ci siamo già occupati su queste colonne. Ricordiamo solo la notevole varietà delle opere esposte - un centinaio fra dipinti, sculture, codici miniati - che ha suggerito ai curatori dell'esposizione di articolare un percorso in otto sezioni, fra le quali rivestono particolare interesse la prima, dedicata ai maestri precedenti a Duccio, da cui lui ha attinto - Dietisalvi di Speme, Guido da Siena, Vigoroso da Siena - e la seconda, che indaga sui rapporti intercorsi tra Cimabue, Duccio e il giovane Giotto. Ben tre sezioni, poi, sono dedicate ai seguaci di Duccio, fra cui il Maestro di Badia ad Isola, Ugolino di Nerio, Segna di San Bonaventura, Bartolomeo Bulgarini. Presenti a Siena, per l'occasione, anche prestiti prestigiosi: la regina Elisabetta II, ad esempio, ha concesso un Trittico eccezionale per la qualità artistica e la conservazione. Da Berna viene un'altra piccola Maestà, un'opera antica di Duccio, che ci documenta la sua fase più legata alla cultura bizantina. Da Filadelfia vengono due angeli che erano sui pinnacoli della Maestà. A testimoniare la grande influenza del magistero duccesco, oltre a dipinti, può essere ammirata una serie di oreficerie, realizzate da grandi orafi come Guccio di Mannaia. Ma la bella rassegna ha anche avuto una celebrazione filatelica, affidata da Poste Italiane. Ne è derivato un raffinato francobollo di 0,41 Euro stampato in rotocalcografia, riproducente un particolare della Maestà. Il bollettino illustrativo dell'emissione riporta un articolo a firma del professor Luciano Bellosi, Ordinario di Storia dell'Arte Medievale dell'Università degli Studi di Siena.

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