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L'italiano siamo tutti noi

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Ecco allora il libro bianco redatto da Lucio D'Arcangelo, del quale diamo in questa pagina un'anticipazione, e il ddl per il Consiglio Superiore della lingua italiana, avviato da due anni. I punti dolenti della nostra lingua? Secondo le ultime stime abbiamo a che fare con 4.000 anglicismi: cominciando dalle prime parole in ordine alfabetico apartheid, appeal, boss. L'alluvione di neologismi, che durano lo spazio di un mattino: doverista, droghese, durismo... Per gli anni '90 ne sono stati registrati ben 5000. L'abitudine a coniare ridicoli eufemismi: «buttare la spazzatura» diventa «conferire i rifiuti» o addirittura «depositare le competenze». Nella pubblicità e nel commercio l'italiano quasi scompare a beneficio di un inglese tutto inventato: un negozio di fiori diventa per esempio «Green shopping». Nella graduatoria delle lingue commerciali più usate l'italiano occupa per ora il settimo posto, ma è tallonato da olandese e indonesiano, e di questo passo potrebbe scomparire del tutto. «Per avere un quadro festoso e multicolore del degrado scolastico consiglierei ai responsabili (una specie estinta in Italia) di seguire qualche gioco televisivo dedicato alle parole», scriveva Giuseppe Pontiggia. E concludeva: «Quanto al lessico, si riduce visibilmente di estensione. I sinonimi sono sempre più difficili da trovare, anche perchè non si sa cosa siano. E le regole non si infrangono più, si ignorano». Oggi il tiranno da abbattere è la lingua scritta. Da un lato si propone una lingua cosiddetta parlata, minimale, falsamente popolare. Dall'altro si lamenta che molti giovani non sanno esprimersi. Esiste tuttavia uno zoccolo lessicale che ha resistito a tutti i cambiamenti, come si vede dai versi del Poliziano, che sembrano scritti oggi: Io mi trovai, fanciulle, un bel mattino/ di mezzo maggio in un verde giardino». Ciò è da ascrivere alla tradizione dell'italiano di lingua letteraria. (L. L.)

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