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La pelle diventa trasparente le ballerine sgargianti

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La collezione primavera-estate di Fendi è una giostra di accessori nuovi e tecnologici, di lavorazioni inedite, di cerchi e colori un po' ghiacciati, dall'acquamarina al melanzana, dal pergamena all'ottanio spento, con tocchi di ruggine e mattone. Karl Lagerfeld, stilista della maison romana, ha creato soprabiti in pelle sottile lavorati a strati circolari. Le gonne-disco si completano con le giacchine dal taglio stondato, i cerchi di pelle ripiegati diventano delle cinture a bustino, i pantaloni si arrotondano alla caviglia, i trench si formano con grandi cerchi di cintz. Improvvise piccole rigidità sulle spalle, sulla vita stretta dal bustino, sopra le gonne arricciate e traforate oppure a pieghe con tocchi di oro rosato. C'è molto argento (anche per i bijoux a cerchi rigidi e sottili, che ruotano intorno al collo) e molto ramemolto celeste acqua, tanta stampa, indistinta, sovrapposta, sfumata perfino quando protagonista è la doppia F del logo. Novità assoluta è la pelle trasparente: Silvia Venturini Fendi spiega che è una nuova, segreta lavorazione della maison. L'effetto, utilizzato per borsette, giacchine, cinture e perfino gonne avvolgenti, è una morbidezza lattiginosa e corposa. E si chiama «Fish» la borsetta che utilizza questo nuovo cuoio mescolandolo in tinte diverse a piccole balze, anche decorate con brillanti. Tra gli accessori più eclatanti, la rigida e squadrata «Juke-Box» attrezzata con tutti gli aggeggi digitali del momento e con l'auricolare. Forme arrotondate invece per la «Radio Bag», con strisce di nappa e camoscio degradanti e tracolla trasformabile. La «Compilation» sembra un insieme di borsellini di raso e vernice, mentre «Smile» è la pochette che diventa elegante tracollina. Più che sfilare danza, la colorata e leggera dea dell'Olimpo di Alberta Ferretti. La stilista ha sempre messo in scena la levità, ma era più facile con i colori pallidi e polverosi che da sempre le sono consoni: questa volta, la leggerezza balla con le tinte forti e difficili, ma il risultato è una grande femminilità, senza sbavature. Verde bandiera e rosso fragola, viola e caffelatte, lilla e verde mela, pericolosi azzardi che solo una grande sicurezza e un gran senso della moda possono realizzare un così gustoso accostamento di colori un po' balordi. La stagione delle passerelle attraversa un momento «ferrettiano» in un tripudio di chiffon tagliato a vivo e di colori tenuti: la Ferretti non imita se stessa e va avanti. Stavolta ha scovato, su un numero di Vogue degli Anni 50, un servizio dedicato a una ballerina del New York City Ballet, Tanaquil Le Clerq, vestita con dei tutù che «sembrano - spiega - veli d'ombra». Alberta è partita da lì, a modo suo, mescolando consistenze diverse per il giorno (gonne di sottile camoscio caffelatte o di cotone mattone, con bluse di chiffon color mela, oppure di raso prugna e viola, soprabiti a stampa astratta, quasi marmorizzata e abiti di voile) e puntando sulla leggerezza totale della sera. Gli abiti mantengono la casualità dello stile Ferretti, ma acquistano qualcosa di più imponente, quasi da antico Olimpo. Sono pepli ma non lo sono, hanno spalle scoperte, incrociano le pieghe, le trattengono con fibbie, con nastrini, con cinturine portate alte, all'impero. Rimane negli occhi l'impressione di qualcosa di delicato perfino nei colori: solo il corteo finale, con gli abiti da sera riuniti in fila indiana, rivela, come in un flash, quanto sgargiante sia la collezione. Red. Mod.

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