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di GIAN LUIGI RONDI APETTA GIULIA E LA SIGNORA VITA, di Paolo Modugno, disegno animato ...

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UNA novità felice nel cinema italiano: un disegno animato a tre dimensioni. Se ne sono assunta l'impresa Paolo Modugno, come regista, e Alessandro Farina, come responsabile dell'animazione. La storia, che nasce da un soggetto di Veronica Salvi, è la favola, non solo per bambini, di una piccola ape («apetta» non figura né nel Devoto-Oli, né nello Zingarelli) che, appena venuta al mondo, mostra di distinguersi subito dalle altre. Intanto perché ha pochissima voglia di lavorare, poi perché comincia ad assillare la sua mamma, l'Ape Regina, di una infinità di domande sulla «signora Vita» del titolo, puntando i piedi, e cioè le zampette, tutte le volte in cui, come le altre api, si sente chiamata con un numero perché lei, sostiene, vuole essere chiamata Giulia. L'Ape Regina, per accontentarla, si mette a raccontarle la vita degli uomini, cominciando da prima della nascita di un bambino e di una bambina e seguendoli poi in tutte le varie età. Fino all'ultima tappa. In coincidenza con il passaggio attraverso tutte le sue età, dell'ape Giulia cui alla fine, tra animaletti, nuvole bianche o fiori, si spalancherà il paradiso delle api. La terza dimensione rende tutto più vivo, trasformando i personaggi in pupazzetti che si muovono con molta agilità. Come sempre, e non solo nell'animazione italiana, quelli degli animali, a cominciare dalla piccola protagonista e dalla sua mamma Regina, sono più espressivi e meglio provvisti di gestualità e di mimica di quelli degli uomini, specie se rappresentati da adulti. Li ravvivano tutti, però, e li ingentiliscono, non solo dei piacevoli colori, ma delle musiche e delle canzoni sempre bene intonate alla favola e ai suoi significati spesso anche filosofici. Tra i meriti, le voci. Quella di Irene Grandi per la protagonista, quella di Daria Bignardi, per l'Ape Regina. Senza dimenticare un cavallo parlante, doppiato da Nino Manfredi.

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