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«Guareschi, il credulone»

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L'ho fatto e lo recensisco, anche se poco posso dire dopo quello che ho già avuto occasione di precisare in passato. Con una aggiunta peraltro importante. Dall'avvocato Odoardo Ascari, che fu suo compagno nella prigionia, ho appreso particolari stupendi sul comportamento fiero e addirittura provocatorio tenuto da Guareschi in quei lunghissimi mesi. Mi limito qui all'episodio del processo di Milano sul quale posso intervenire per conoscenza diretta dei fatti. Come Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio ricevetti un giorno Enrico Mattei, accompagnato da un ex comandante partigiano che si diceva al corrente di un inquietante segreto. Nel plico di carte che aveva con sé Benito Mussolini quando fu giustiziato, oltre ad un carteggio con Winston Churchill, vi era anche una lettera - di cui avrebbe potuto farci avere copia - con la quale durante l'occupazione di Roma il Presidente Alcide De Gasperi sollecitava dagli Alleati un bombardamento sulla città che avrebbe messo i nazifascisti alle corde. L'incarto mussoliniano, rigorosamente sigillato, era conservato presso una banca svizzera. Il giovanotto non fu impressionato dal quesito di come si potessero fotocopiare singoli documenti di un plico sigillato; disse anzi che le nuove tecniche lo consentivano. Conoscendo da più di un decennio De Gasperi ed essendo stato con lui in contatto anche durante l'occupazione, la falsità dell'assunto era più che palese. Però non rifiutai davvero l'offerta di una copia che il partigiano mi avrebbe inviato all'indomani. Così avvenne, ma con una aggiunta per la quale Mattei apparve sorpreso e contrariato. Il reduce dalle montagne chiedeva in una forte somma per aiutare gli ex partigiani poveri (in moneta o attraverso licenze di importazione e simili). Naturalmente non demmo riscontro. Preciso che a suo tempo era circolata la voce che qualcuno - per esattezza del Partito d'Azione - avesse auspicato azioni aeree contro la Città aperta per scuoterla da una presunta apatia. Mai però era stata attribuita a De Gasperi che, informato da me sulla visita di Mattei e dell'altro, sembrò più divertito che indifferente. Oltretutto la lettera - dattiloscritta - era su carta intestata Segreteria di Stato, con tanto di numero di protocollo e con firma Degasperi (alla vecchia maniera giovanile) senza il De staccato. Da altra fonte si apprese che di documenti inquietanti per il Presidente si vantava un reduce di Salò residente a Merano. Da un doveroso approfondimento risultò una simmetria con l'iniziativa del partigiano; solo che questa volta il danaro era richiesto per gli ex combattenti dell'altra parte. Il questore Angotta inviato sul posto e apprezzate le circostanze sconsigliò ogni ulteriore contatto. Si badi. A parte che anche le voci più inverosimili vanno analizzate, su queste presunte carte si doveva far luce non tanto per quel che concerneva il Presidente, ma perché si asseriva che contenessero lettere a Mussolini del Primo Ministro inglese. Di qui gli approfondimenti - su cui il Tritto pone l'accento - operati dal prof. Vedovato e dal prof. Toscano. Si badi. Io mi limito a testimoniare sulla lettera (anzi le lettere, poiché si asseriva anche un sollecito, pochi giorni dopo, sempre nel gennaio 1944). Sulle missive di Churchill non ho elementi per interloquire. So soltanto che nella cassetta svizzera del falsario De Toma, espatriato in Sud America, fu trovato tra l'altro un pacco di carta bianca intestata sia a Downing Street 10 sia ad altre residenze del Primo Ministro britannico. Poteva essere accorgimento per rendere credibile, con date bene scelte, l'autenticità delle lettere. * * * Ma veniamo a Guareschi. Accreditato da una meritata fama di giornalista e dalla sua dura contrapposizione ai fascisti di Salò, aveva grandi titoli per contribuire ad orientare nel senso giusto la pubblica opinione. Le sue convinzioni monarchiche del

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