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di ADRIANO MAZZOLETTI IL giorno di Ferragosto il sud ovest della Francia ha visto la chiusura ...

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Questo festival è ormai uno dei pochissimi che ospita solo jazz, evitando accuratamente la presenza di vedettes più o meno illustri provenienti dal mondo della canzone, del pop o del rock. Ciò «malgrado», il grandissimo teatro è ogni giorno pieno zeppo di appassionati che giungono da ogni parte del mondo. Quest'anno il villaggio, situato a pochi chilometri da quello che diede i natali a D'Artagnan, e patria anche dell'Armagnac e del foi-gras, ha visto la presenza di oltre trentamila persone, a significare che è possibile organizzare un festival del jazz di successo senza chiedere in prestito i grandi personaggi dello show-business. A rappresentare l'Italia erano tre fra i nostri maggiori musicisti di jazz: Paolo Fresu, Rosario Giuliani e Stefano Di Battista che sono ormai diventati personaggi di spicco del jazz mondiale. Marciac, proprio per questa caratteristica di ospitare solo jazz, vede anche la presenza dei maggiori critici e studiosi provenienti da ogni parte del mondo. Quest'anno la figura di spicco era Alain Gerber, saggista, romanziere, critico di jazz, collezionista di premi prestigiosi, fra cui il Goncourt, che ha presentato la sua ultima fatica. Un romanzo verità dall'emblematico titolo di Chet, (Fayard Ed. Parigi 2003, 25 euro) dedicato ovviamente alla figura di Chet Baker che per la sua tragica vita ha sempre affascinato un pubblico estremamente vasto. In 620 pagine dense di citazioni, ricordi, interviste, l'Autore riesce a ricostruire, anche con l'ausilio di personaggi dai nomi inventati, ma che nascondono persone realmente esistite, i momenti più terribile della vita di uno dei più geniali solisti che ha avuto il jazz nella seconda metà del secolo scorso. Un libro sul jazz, questo di Gerber, che si legge con lo stesso interesse di un romanzo.

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