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di MARIO BERNARDI GUARDI «IL FREDDURISTA è colui che deve necessariamente costruire il suo ...

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Ma quella sigla, perché non gli sfumi in arabesco, deve inciderla con violenza, deve saperci racchiudere più di una goccia di vetriolo. Una simile alchimia non sempre riesce; e, quando riesce, può infastidire per il tono di sopracciò di cui si investe. Il freddurista recita troppo spesso la parte di chi la sa talmente lunga da esser costretto a dire infamità sotto specie di corbellerie. L'umorismo di Campanile schizza via da una tale maniera con un duplice salto mortale. Riducendo la freddura a scemenza pura ("il riso scemo di Campanile", scriveva Pancrazi), ne smaschera la velleità moralistica; ma decifra, e mette a nudo, la radice assurda, sacrificale e insieme empia del riso». C'è da scommettere che Achille Campanile si sia divertito come un matto, leggendo questa preziosa fioritura (stavamo per scrivere «frittura») di ghirigori e ghiribizzi, dedicatagli dall'illustre gongorista Enzo Siciliano, ad "imprimatur" dell'edizione BUR (1974) di «Agosto, moglie mia non ti conosco», un piccolo gioiello del riso scritto nel 1930. E forse gli sarà venuta voglia di cimentarsi in un piccolo trattato su glorie e miserie dei sopracciò. Certamente, però, avrà ringraziato il Titolare della svolazzante penna: il mirabile "imprimatur" di Siciliano non andava a cani e porci e godere di un suo autorevole avallo era un passaporto per il Palazzo. Di rado avveniva che potessero beneficiarne autori che poco avevano a che fare con "tic" e "tabù" radical-chic. Figuriamoci, poi, se erano degli umoristi: ridere e irridere, negli "anni di piombo", era cosa a cui si guardava con sospetto o malcelato sprezzo. Ma Enzo Siciliano aveva letto Campanile, gli era piaciuto e doveva dirlo e, in qualche modo, "giustificarlo";così come, negli anni Novanta, il serico Baricco sarebbe disceso dal suo arricciolato Olimpo per licenziare una nuova edizione dello "Zibaldino" guareschiano. Ma smettiamola di malignare e "magnas gratias agamus" a chi vide e provvide. Ai lettori, ovviamente, il consiglio di cercar refrigerio a questo fiammeggiante agosto con le sublimi "scemenze" dell' «Agosto» di Campanile. Dove farete la conoscenza, in una pensioncina sul Golfo di Napoli in cui è precetto di riciclar gli avanzi (da bistecche a polpette), di Gedeone e Andrea Malpieri: solerte padre e sprovveduto figlio. In trepida attesa del piroscafo «Estella» che, giungendo dalle lontane Americhe, sbarcherà sui lidi partenopei i coniugi Suarez e la loro bella figlia Caterina. Futura sposa dell'imbranatissimo Andrea. Questo, almeno, sarebbe negli auspici: ma ecco che si scatena una terribile tempesta e il bastimento naufraga. Tutti si salvano e la «Vigile scolta» (la pensione gestita dal cav. Afragola, celebre per i mille travestimenti con cui sfugge alle ire dei villeggianti, imbufaliti da un vitto e da un alloggio alle soglie dell'indecenza) li accoglie, per dir così, a braccia aperte. Tutto a posto,allora? Proprio per niente, ché anzi grossi guai si annunciano. Infatti, il capitano della nave, l'inglese Whititterly, un brav'uomo, per carità!, ma decisamente distratto, anzichè fornire ai propri passeggeri cinture di salvataggio, gliele ha date, sì, ma di castità. Le chiavi, c'è bisogno di dirlo?, sono finite nelle profondità degli abissi durante il terribile fortunale. Mettendo tutti in stato di comprensibile agitazione: si pensi, tanto per fare un esempio, al celebre dongiovanni Lanzillo (complicatissimi marchingegni di origine medioevale obbligano anche i passeggeri maschi alla castità), che, approdato alla pensione, non può rispondere con adeguate "performances" alle "avances" di una bella fanciulla. Col risultato di beccarsi un indispettito: "Che mollusco!". La situazione è tragica: urgono palombari o comunque un'ancora di salvezza. Riusciranno i nostri eroi a trovare chi li liberi dal loro forzato digiuno?

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