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Irresistibili vecchietti di Buena Vista Social Club

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Merito della vena documentaristica del regista, che riuscì a «scansarsi» per far posto ai musicisti cubani ed alle storie che essi stessi raccontavano con le loro parole e con la loro musica, ma soprattutto della straordinaria simpatia suscitata da quel gruppo di attempatissimi maestri cubani che ostentavano sullo schermo una vitalità tanto coinvolgente quanto naturale. Nato da un'idea del chitarrista americano Ry Cooder, amante degli esperimenti musicali che va a Cuba portato dal produttore della World Music, Nick Gold, (Cooder è celebre qui da noi da quando firmò la colonna sonora di «Paris Texas» sempre realizzato da Wenders), «Buena Vista Social Club» racconta la storia della riunione in una piccola «band» di alcuni, importanti musicisti e cantanti cubani che Cooder ha riunito per un cd e che, sull'onda di un crescente successo, finiranno per esibirsi trionfalmente in due grandi concerti della loro musica, quella dei cosiddetti ¨«Super-Abuelos», i super-nonni, dai novant'anni in giù. La formazione del Buena Vista è già un mito: oltre a Compay Segundo, leader naturale del gruppo, Rubèn Gonzalez (classe 1919), Manuel "Guajiro" Mirabal Vazquez (1933), Omara Portuondo (1930), Eliades Ochoa (1946, quasi un ragazzino), Orlando Lòpez Vergara "Cachajito" (1933), Pio Leyva (1917), Manuel Licea "Puntillita" (1927) ed Ibrahim Ferrer (1927), forse il più famoso cantante cubano. La grazia e la leggerezza con cui si raccontano, ripresi da Wenders lungo le strade dell'Havana alternati a momenti dei loro concerti sono tutt'oggi dei momenti di cinema-verità tra i più apprezzati della recente storia del cinema. Il film di Wenders ha fatto del resto di Compay Segundo un divo oltre le aspettative. Basti pensare che un suo sombrero è stato venduto all'asta per 25 mila dollari. Eppure, ancora nel 1997, la «voce» di Cuba si esibiva nei ristoranti.

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