Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

di PIERO CAPONE NEI MESI estivi, quando è piacevole tirare tardi all'aperto, diventa più ...

default_image

  • a
  • a
  • a

ma ormai, per poterlo fare, bisogna uscire dai centri abitati, lontano dai riflessi delle luci artificiali. Nei cieli sopra le grandi città, infatti, anche in notti particolarmente limpide non si vedono più di 100-150 stelle, a causa dell'inquinamento luminoso, ossia l'alterazione della quantità naturale di luce nell'ambiente notturno, dovuta alla dispersione di luce artificiale. Si è calcolato che nella sola Italia dal 1970 ad oggi la dispersione luminosa è più che quadruplicata. E secondo Pierantonio Cinzano, astronomo all'Università di Padova e direttore del primo laboratorio per la misurazione dell'inquinamento luminoso (Lplab), almeno metà della popolazione mondiale vede il cielo notturno come se ci fosse sempre la luna piena (in Italia addirittura sette persone su dieci). «Se si continua con questi ritmi - avverte Cinzano, - nel 2025 quasi nessun italiano potrà più scorgere la Via Lattea, la galassia che è la nostra "casa nell'Universo". L'inquinamento luminoso, infatti, non colpisce solo le grandi città, poiché gli effetti della luce artificiale si sommano tra loro e si propagano, attraverso l'atmosfera, fino a duecento chilometri di distanza». Da qualche anno questo problema è all'attenzione di alcuni governi: nel febbraio del 2002 la Repubblica Ceca è stato il primo Paese al mondo a dotarsi di una legge ambientale che include anche la lotta all'inquinamento luminoso. E questo perché, secondo le ultime ricerche, l'eccessiva luminosità modifica l'intero ecosistema e i cicli naturali di piante e animali. Già nel 1983 la dottoressa Casagrande e il professor Giulini, dell'Università di Padova, notarono come la luce emessa dai lampioni stradali di quella città influisse con le radiazioni assorbite dalle clorofille e dai fitocromi. Va ricordato che il ciclo della fotosintesi clorofilliana avviene proprio durante la notte. I due ricercatori osservarono che le chiome degli alberi dei viali cittadini si orientavano marcatamente verso le luci dei lampioni. Successivi studi, eseguiti sempre a Padova dal Dipartimento di Biologia, hanno dimostrato una riduzione della fotosintesi delle foglie di due piante di Magnolia grandiflora quando queste erano illuminate da un lampione stradale adiacente al locale orto botanico. Quanto agli animali, secondo l'associazione canadese Fatal Light Awareness Program, le luci artificiali ucciderebbero alcuni milioni di volatili all'anno, sconvolgendo l'orientamento visivo degli uccelli migratori, che vanno a sbattere contro palazzi e tralicci. E non risparmierebbero neanche le tartarughe : i piccoli di alcune specie di tartarughe marine che depongono le uova sulle spiagge seguono la luce per arrivare all'acqua ; spesso, però, scambiano la luce dei lampioni lungo le strade con quella diurna e finiscono sotto le ruote delle automobili. Anche le farfalle notturne come le falene sono spesso disorientate dalle luci artificiali: la loro rotta migratoria si regola infatti sulla Luna o su stelle molto luminose, e quando perdono l'orientamento, lo sciame viene decimato. Un altro aspetto non trascurabile è quello degli effetti che l'inquinamento luminoso potrebbe avere sulla salute umana. Oggi, secondo alcuni ricercatori, fra le cause dei tumori al seno, di alcuni tipi di depressione e di altre malattie figurerebbe l'alterazione del ciclo di produzione della melatonina, un ormone prodotto dalla ghiandola pineale del cervello e legato all'alternanza giorno-notte. Secondo Richard Stevens, epidemiologo del Centro salute dell'Università del Connecticut, la luce artificiale notturna potrebbe danneggiare i livelli di melatonina, l'ormone che il nostro cervello produce soltanto al buio; produzione che comincia al calare della sera, raggiunge il culmine tra l'una e le due di notte, e s'interrompe di giorno. Per Stevens esistono prove sempre maggiori che un'insufficiente produzione di melatonina sarebbe alla base di stanchezza cronica, depressione, anomalie riproduttive e, forse, anche del tumore al seno, poiché sembra che questo ormone impedisca agli est

Dai blog