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di CARLO ROSATI L'AMBIGUITÀ fa parte della natura umana e non è sconosciuta al teatro, anzi ...

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il quale l'ha realizzato in due serate: la prima interpretata da attori e attrici, l'altra da soli uomini. Queste due versioni non vogliono imitare le rappresentazioni del periodo "elisabettiano", con gli uomini nei ruoli femminili, ma evidenziare gli ambigui rapporti che s'instaurano all'interno del dramma; tutte coppie, come afferma Ronconi, caratterizzate da un vecchio e un giovane, «per vedere fino a che punto i personaggi maturi sono protettivi; oppure se, sotto le apparenze, si nasconde invece la distruttività». Vedere uno spettacolo al Teatro Farnese, in quella Parma dove John Ford ha fantasticamente collocato il dramma incestuoso, ma naturale, tra i due fratelli Giovanni e Annabella, è un evento particolare, specialmente sotto le mani di un magnifico architetto di atmosfere come Ronconi, che colloca il pubblico di fronte e di lato, davanti ad una grandidissima quinta del teatro precipitata in terra, con botole e passaggi, camminamenti, prospettive e logge, che amplificano gli spazi della storia, di queste passioni e di queste vendette provocate da gelosie e risentimenti. Uno spettacolo diviso in due serate, che durante la stagione verrà proposto almeno a Napoli, Milano e Torino, che l'hanno coprodotto, anche se risulta difficile immaginare dove verrà collocata questa interessante scenografia di Sergio Rossi che dovrebbe, per dimensioni, allungarsi in platea. Un avvenimento che in questo celebre teatro è stato cadenzato in due ottime versioni, con attori tutti bravi e tutti lungamente applauditi sia nella prima che nella seconda serata, ma tra i quali è doveroso segnalare l'eccezionalità di Giovanni Crippa, nel ruolo del frate e in quello di Vasquez, di Riccardo Bini, bravissimo come Vasquez, ma magnifico nel ruolo di Puta, come Barbara Valmorin, che l'interpreta nella prima serata o passare dalla temperamentosa Ippolita di Lia Lanciotti, a quella non meno determinata di Pasquale Di Filippo. Un magnifico allestimento che, forse, sarebbe dovuto restare al Farnese.

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