
di PAOLA PARISET «L'IDEA di creare una coreografia su Maria Callas per il Ravenna Festival è ...

Così Micha van Hoecke, il coreografo russo-belga presente ogni anno al Festival, la cui splendida compagnia ha appena interpretato «Maria Callas: la voix des choses» al Teatro Rasi, dove in un'abside-scrigno Micha ha dipanato una lunga trenodìa sulla cantante greca, iniziata con figure senza volto - i bei costumi erano firmati Simona Morresi - attorno all'immagine-simbolo nerovestita di Maria e al suo doppio maschile. Vi erano impegnati i diciassette danzatori dell'Ensemble Micha van Hoecke - alcuni anche di età, provenienti dal Mudra di Béjart di cui nel 1979 Micha divenne direttore - in complesse scene coreografiche sui temi della sofferenza umana, dell'amore e del dolore, che Maria Callas aveva fatto suoi artisticamente. Su tutto, la sua voce nei brani lirici più intensi, riproposta con nitore abbagliante e straordinario splendore di suono nella realizzazione elettroacustica di «Tempo Reale» di Firenze, con BH Audio. Spesso alla travolgente voce di Maria nella «Medea» di Cherubini, nel «Romeo e Giulietta» di Gounod, nei «Vespri siciliani» di Verdi, si frapponevano schegge di canzoni della Piaf, di musiche arabe e indiane, rombi d'auto, pianti infantili con squarci di realtà, in sequenze quasi cinematografiche, da grande coreografo: e tuttavia serpeggiava nello spettacolo un che di amplificatorio e declamatorio, che terminava con l'esposizione di un quadro-ricordo della Callas di sapore decisamente oleografico. Della cantante Micha ha fatto una sua grandiosa apologia: e i suoi capricci, impennate, scatti divistici? «Nulla - dice il coreografo - non volevo scendere nel vissuto di Maria Callas, ma riportarmi con la danza alle vette della sua mai più raggiunta grandezza di cantante e interprete drammatica». In religioso silenzio, il pubblico ha atteso un segnale per abbandonarsi alla fine ad applausi crepitanti.
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