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UN MONDO D'AMORE, di Aurelio Grimaldi, con Arturo Paglia e Guia Jelo, Italia, 2001.

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Aveva cominciato con «Nerolio» in cui, parafrasando il suo romanzo postumo «Petrolio», evocava con le immagini quel suo privato che spesso era già ostico da incontrarsi anche solo sulla pagina scritta. Adesso, dopo quegli "Inferni", tenta una sorta di malinconico "Purgatorio" che ricostruisce la prima disavventura di Pasolini, nel '49 a Casarsa, quando, accusato di corruzione di minorenni, venne sospeso dall'insegnamento ed espulso dal partito comunista. Facendola seguire dai climi depressi dei suoi stentati esordi a Roma dove si era rifugiato, senza più un soldo, con la madre costretta a far la cameriera. I personaggi parlano poco, quello di Pasolini addirittura è quasi muto. Gli eventi si susseguono in cifre che tendono ad apparentarsi al documentario. Immagini in bianco e nero, situazioni sospese, facce spesso in primo piano. La psicologia del protagonista, di rado espressa attraverso i dialoghi, si manifesta soprattutto in alcune lettere che, arrivato a Roma, scriveva regolarmente al cugino Domenico (Nico Naldini), e tramite queste si vorrebbero comunicare i sentimenti di un uomo privato dell'onore, sempre in preda a pulsioni omosessuali, ancora vanamente intento ad aprirsi una strada nella letteratura e nel cinema. Una indubbia ricerca di stile contraddetta però da pagine sopra le righe (le furie del padre), da sequenze pleonastiche (il lungo, insistito viaggio in treno fino a Roma) e, non da ultimo, dall'inserimento forzato nell'azione di un racconto giovanile dello scrittore, narrativamente gratuito. Arturo Paglia, timido e frustrato... è Pasolini da giovane, Guia Jelo, la sua sventurata madre Susanna. G. L. R.

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