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di CARLO FABRIZIO CARLI RICONDOTTO alla sua essenza, che cos'è il giardino? Costituisce, ...

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ma è anche molto di più, rappresenta un luogo eminentemente simbolico, votato all'attività contemplativa, a quello che i romani definivano otium, alla riflessione, alla preghiera. Chiamandolo hortus conclusus. Gli scavi di Pompei ci hanno offerto testimonianze palpitanti di quanto importanti fossero i giardini e l'ars topiaria (l'arte dei giardinieri) presso i Romani, come d'altronde dimostra diffusamente uno splendido libro di Pierre Grimal, «I giardini di Roma antica». La più famosa e ambiziosa delle ville romane fu certamente quella che l'imperatore Adriano costruì presso Tivoli, con l'aspirazione a farne una specie di recapitulatio mundi, di ideale sintesi del mondo allora conosciuto. Di come il Medioevo intendesse il giardino, nell'accezione prevalente dell'hortus conclusus, ci parlano i tanti chiostri monastici e le splendide miniature dei Libri d'Ore. Il giardino rinascimentale, regolarmente e geometricamente ordinato, disegnato dagli stessi architetti delle ville di cui esso costituiva un motivo di continuazione e di integrazione, con l'elemento naturale del tutto subordinato a quello architettonico, fu una creazione tutta italiana e dal nostro Paese, presto esportato in tutta Europa. Bisognò giungere alla seconda metà del '700, con le prime avvisaglie della sensibilità romantica, perché la concezione dei giardini mutasse radicalmente. Iniziava la stagione del cosiddetto giardino all'inglese, dove l'elemento naturale si manifestava liberamente, in un apparente disordine (che lo studioso austriaco Hans Sedlmayr annoverò tra i sintomi della perdita di centro dell'estetica moderna), con una prevalenza gerarchica dell'elemento naturale su quello architettonico. Ognuno può scegliere i giardini preferiti, tra i tanti tipi a disposizione: dai grandi parchi pubblici, a cominciare da Villa Borghese di cui ricorre il centenario dell'apertura al pubblico (la villa fu acquistata nel 1902 da Vittorio Emanuele III, che la donò alla città), e da Villa Doria-Pamphily, nella cui porzione più antica si sta avviando un suggestivo esperimento di restauro filologico della vegetazione, reimpiantando le specie arboree che vi esistevano nell'800. Tra i giardini monotematici in quanto a specie vegetali, occorre ricordare il bellissimo Roseto Comunale, alle pendici dell'Aventino, o sullo stesso colle il Giardino degli Aranci. Tra i giardini monastici, quelli dei chiostri di S. Giovanni in Laterano e dei SS. Quattro Coronati. Ci sono giardini esoterici (celeberrimo il Sacro Bosco di Bomarzo, ma la Scarzuola progettata da Tomaso Buzzi, o il giardino massonico di Colle del Cardinale), anche se i labirinti di bosso, frequentissimi nei giardini all'italiana, vi introducono una valenza segreta e appunto esoterica; e giardini legati strettamente all'architettura, come quello della raffaellesca Villa Madama sulle pendici di Monte Mario, o delle ville medicee attorno Firenze, o di Villa Lante a Bagnaia, o ancora della vanvitelliana Reggia di Caserta. E ci sono i parchi pittoreschi, tra cui eccelle quello realizzato dalla famiglia Caetani a Ninfa, tra i resti di quella che Gregorovius definì la "Pompei del Medio Evo". Ci sono parchi vastissimi come Villa Garzoni a Collodi, o parchi minuscoli ma pieni di poesia e di fascino come il Giardino di Palazzo Sacchetti, tra Via Giulia e il Lungotevere, o quello di Palazzo Gaudenzi ad Anticoli Corrado. Anche i giardini hanno la loro onoreficenza. Si tratta del premio Carlo Scarpa, istituito nel 1987 dalla Fondazione Benetton. Quest'anno la giuria internazionale, presieduta dallo storico dell'arte Lionello Puppi, ha assegnato il riconoscimento alla memoria dell'architetto greco Dimitris Pikionis per la celebre sistemazione dei sentieri di fronte all'Acropoli di Atene.

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