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Coronavirus, confusione e sconcerto nel settore benessere: siamo allo stremo

Silvia Sfregola
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C'è confusione nel settore "benessere" dopo le dichiarazioni del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, in vista della riapertura post coronavirus. L'ipotesi infatti è che estetisti e parrucchieri possano ripartire dal 1° giugno ma la categoria non è convinta. “Il decreto del 26 aprile non stabilisce una data per la ripartenza. Nella categoria si è diffuso sconcerto per le affermazioni del premier Conte - spiega Laura Cipollone, coordinatrice nazionale Unione Benessere e Sanità di Cna (Confederazione nazionale artigiani)-. Considerato che le attività di servizio della persona hanno chiuso prima delle altre, l'11 marzo, questo significa che arriveremmo a fine maggio con le imprese allo stremo per quanto riguarda le risorse finanziare". Per approfondire leggi anche: La beffa ai commercianti e alle partite Iva Sì, perché al di là dell'ironia che è scattata sui social, il 1° giugno è un lunedì, giorno in cui i parrucchieri sono chiusi, e il 2 giugno è festa nazionale, la situazione è seria. Si conta che, su tutto l'anno, la perdita secca sul fatturato a livello nazionale è di circa il 40% per un settore che conta 135mila imprese e oltre 260mila addetti: "Abbiamo costi fissi altissimi: un'attività chiusa di piccole dimensioni affronta spese fisse di 1500-2mila euro al mese considerando utenza e pagamento fornitori; per un'impresa più strutturata, con qualche dipendente la cifra sale e arriva intorno a 5-6mila euro al mese ad attività chiusa", precisa Cipollone. Si guarda con fiducia al momento in cui i negozi potranno tirare su le serrande cercando di arrivare pronti sia sotto il profilo igienico sanitario, per il quale il settore, per sua peculiarità, è comunque già in parte attrezzato, sia dal punto di vista della gestione della clientela. Sul tavolo delle opzioni ci sono orari prolungati, che dipendono anche dalle amministrazioni locali, un tipo di turnazione dei dipendenti diversa in modo da "consentire a tutti di potere lavorare", dice Cipollone, oltre al rispetto delle distanze di sicurezza, adozione di dispositivi di protezione personale e una gestione degli appuntamenti che eviti assembramenti. Tra i timori che si stagliano all'orizzonte, però, anticipa Cipollone anche il fatto che "dopo un primo exploit, gli affari potrebbero stabilizzarsi su un volume inferiore rispetto a quello al quale erano abituate le imprese". Ma su questo si può comunque trovare una quadra "l'importante – precisa ancora Cipollone - è che venga consentito ripartire al più presto".

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