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Coronavirus, allarme sulle merci: "Con le frontiere chiuse presto problemi"

Massimiliano Lenzi
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Un paese in quarantena per virus ha comunque bisogno che gli arrivino le merci essenziali per i bisogni primari dei propri cittadini: cibo, farmaci, acqua, bevande e il resto. Noi per capire come stanno andando la distribuzione e gli approvvigionamenti necessari alla sopravvivenza degli italiani - in tempi di coronavirus - abbiamo intervistato Guido Nicolini, presidente di Confetra, la Confederazione generale italiana dei trasporti e della logistica. I trasporti, anche nell'era social, sono indispensabili: come vanno le cose nell'emergenza da coronavirus? “Con immensa fatica, ma per ora vanno. La logistica, per definizione, è una catena di distribuzione (suplly chain). Un catena del valore fatta di interscambio organizzato, di modalità vettoriali e informazioni. Non si può spezzare e non si può procedere a singhiozzo. In questa fase è tremendamente faticoso tra code ai valichi, indeterminatezza sulla libera circolazione alle frontiere, porti congestionati, aeroporti chiusi, drastiche riduzioni delle presenze fisiche del personale viaggiante”. Quanto può reggere il sistema in questa situazione di quarantena nazionale? “Bella domanda... La risposta non dipende solo da noi. Se tutti i soggetti istituzionali, amministrativi, aziende e lavoratori coopereranno con spirito costruttivo, noi ci impegniamo a fare in modo che il Paese non si fermi. È chiaro che occorre spingere al massimo le semplificazioni lungo tutta la filiera dei controlli sulla merce, ad esempio, per recuperare in competitività del time to transfert dei carichi. Quindi Agenzia delle Dogane, gli uffici di Sanità Marittima e frontaliera, le Autorità di Sistema Portuale, le Società di Gestione di Aeroporti, il Gestore della infrastruttura ferroviaria: in questa fase tutti sono coinvolti e tutti devono agevolare l'industria logistica nazionale. Dal canto nostro, le imprese ce la metteranno tutta,  come solito”. Cosa c'è che non va e cosa chiedete al governo? "Il Governo sta mettendo in campo uno sforzo generoso. In particolare i Ministri con cui più ci interfacciamo - De Micheli, Amendola, Di Maio, Speranza - stanno dando tutto pur di agevolare trasporti, merce e logistica. Finalmente ci sentiamo considerati come una tra le filiere produttive più strategiche per l'economia nazionale. Ma anche uno dei settori più esposti e colpiti da questa emergenza. Abbiamo bisogno di essere sostenuti in questo drammatico passaggio dove ormai tra code, blocchi, sequestri all'estero di merci e personale per quarantene immotivate, sbilanciamenti dei carichi e carenze di personale operativo, stiamo lavorando in perdita pur di non bloccare l'Italia, i supermercati, le farmacie, gli approvvigionamenti delle fabbriche”. I trasportatori sono preoccupati, temete scioperi? “Stanno già avvenendo forme di spontanea agitazione. Nella maggior parte dei casi affondano radici nei comprensibili timori dei lavoratori di mettere a repentaglio la propria salute. Abbiamo aderito ai contenuti del Protocollo voluto dal Premier Conte per aumentare la sicurezza sul lavoro, e stiamo lavorando ad uno specifico addendum per il nostro personale viaggiante e per gli operatori della logistica. Speriamo basti a rasserenare il clima. La situazione è oggettivamente nuova e difficile da decifrare per tutti, ma al primo posto deve esserci la salute di dipendenti, personale tutto, manager, funzionari, collaboratori. Chiediamo al Sindacato di farsi carico, insieme a noi, di questi passaggi delicati. Scrivere alle aziende dicendo "o da domani fai così, o siamo in agitazione" francamente non serve. Confetra è stata la prima organizzazione di settore ad invocare linee guida per la sicurezza degli operativi, ed auspichiamo che la Ministra De Micheli sappia trovare la giusta sintesi tra le esigenze in campo. Ma occorre buon senso e realismo. Inutile porre, ad esempio, la questione dell'obbligatorietà assoluta delle mascherine, se la carenza di queste oggi rappresenta un'emergenza nazionale anche per gli ospedali ed i medici di base. Adottiamo invece, come suggerito da ISS ed OMS, il vincolo rigido del metro di distanza, e solo laddove ciò sia impossibile adottiamo l'obbligo di mascherina. Altrimenti è intellettualmente più onesto dire: fermiamo tutto. È una opzione, per carità. Ma non sarebbe coerente con lo sforzo fatto da Confindustria, CGIL, CISL e UIL per tenere aperte fabbriche e impianti”. Con i blocchi alle frontiere avremo problemi per certi tipi di approvvigionamento? “In prospettiva temo di sì, soprattutto se non si afferma il principio, ribadito ancora ieri dalla Commissione, che qualsiasi chiusura delle frontiere o limitazioni di Schengen, non dovrà comunque mai riguardare le merci. Alcune filiere produttive stanno già andando in sofferenza perché l'economia di oggi è iperconnessa a livello globale. Lei pensi che un semplice smartphone viene prodotto con una combinazione di processi, fasi, attività che riguardano USA, Germania, Cina, poi distribuito in Italia, Francia, Olanda, eccetera. Può immaginare, quindi, cosa questa pandemia stia provocando all'industria mondiale e conseguentemente al trasporto merci”.  

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