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Vaticano, l'inchiesta si allarga. Palazzi di lusso, monsignore nei guai

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Pina Sereni
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L'inchiesta del Vaticano sulla compravendita di immobili da centinaia di milioni e sulla gestione dei conti dell'Obolo di San Pietro, si allarga. Dopo l'inchiesta interna che ha coinvolto e sospeso cinque dirigenti della Santa Sede, ieri mattina sono stati sequestrati documenti e computer di monsignor Alberto Perlasca, ex capo ufficio amministrativo della Prima Sezione della Segreteria di Stato. Tra i cinque dirigenti già finiti nel mirino ci sono don Mauro Carlino, capo degli uffici della Segreteria di Stato (ex segretario particolare del cardinale Angelo Becciu, quando era Sostituto) e Tommaso Di Ruzza, direttore dell'antiriciclaggio. Le indagini sono ancora in corso, ma - con il direttore sospeso - il presidente dell'Aif, René Brüelhart, ha lasciato l'incarico a scadenza di mandato ed è stato sostituito da Carmelo Barbagallo, ex dirigente della Banca d'Italia. Il provvedimento su Perlasca fa sapere il Vaticano, è «da ricollegarsi, pur nel rispetto del principio della presunzione di innocenza, a quanto emerso dai primi interrogatori dei funzionari indagati e a suo tempo sospesi dal servizio». Sin dall'inizio, l'ufficio del promotore e il corpo della gendarmeria lavorano in cooperazione con le autorità investigative straniere. Le indagini sono scattate a ottobre, dopo due denunce dello Ior e del Revisore Generale risalenti alla scorsa estate. Si parlava di movimenti sospetti, compiuti nel tempo, legati a compravendite immobiliari all'estero. In particolare, di un'operazione da 200 milioni di euro in uno dei quartieri più esclusivi della capitale inglese, Chelsea, con i fondi che dovevano essere destinati all'Obolo di San Pietro. I reati ipotizzati sono gravissimi, si va dalla corruzione alla truffa, passando per il peculato, il riciclaggio e l'autoriciclaggio. Sulla gestione dell'Obolo il cardinale Becciu si è difeso a margine della presentazione del libro «Extra Omnes» del giornalista Francesco Grana, smentendo qualunque speculazione: «L'accusa mi ha fatto soffrire», ha confessato, spiegando che la segreteria ha acceso un mutuo rispettando l'Obolo: «Ci sembrava un'occasione per fare fruttare al meglio i capitali ma l'obolo di San Pietro è rimasto lì e ha aumentato gli interessi». Insomma, si è investito in un palazzo, come da tempo fa la Santa Sede: «Era un'occasione buona che oggi in tanti ci invidiano con la Brexit perché oggi il valore di quella casa è quasi triplicato. Il Papa deciderà se è da mantenere o da vendere ma non ci sono perdite».

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