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Ex Ilva, il giudice avverte Arcelor Mittal: "Non fermate l'operatività degli impianti"

Claudio Marangoni deciderà sul ricorso d'urgenza presentato dai commissari straordinari

Carlo Antini
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Un invito a non spegnere gli altoforni di Taranto e a continuare l'attuale produzione dell'ex Ilva. E l'invito, in sintesi, che arriva dal giudice di Milano Claudio Marangoni chiamato a decidere sul ricorso d'urgenza presentato dai commissari straordinari dell'acciaieria per tentare di bloccare la causa civile del gruppo franco-indiano intenzionato a recedere dal contratto d'affitto.  In un quadro «di leale collaborazione con l'autorità giudiziaria e per il tempo ritenuto necessario allo sviluppo del contraddittorio tra le parti» arriva l'invito del giudice (non certo un provvedimento) «a non porre in essere ulteriori iniziative e condotte in ipotesi pregiudizievoli per la piena operatività e funzionalità degli impianti, eventualmente differendo lo sviluppo delle operazioni già autonomamente prefigurate per il tempo necessario allo sviluppo del presente procedimento». In questo senso l'invito è a non ridurre la produzione fino a quando non ci sarà la decisione del giudice. Intanto è stata fissata per il prossimo 27 novembre l'udienza del procedimento cautelare promosso dai commissari Ilva nei confronti di ArcelorMittal. Il giudice Claudio Marangoni oltre alla convocazione delle parti, ha fissato i «termini intermedi per consentire il deposito di memorie e il contraddittorio delle difese», invitando «le parti resistenti - tenuto conto della non adozione di provvedimenti inaudita altera parte, in un quadro di leale collaborazione con l'autorità giudiziaria e per il tempo ritenuto necessario allo sviluppo del contraddittorio tra le parti - a non porre in essere ulteriori iniziative e condotte in ipotesi pregiudizievoli per la piena operatività e funzionalità degli impianti, eventualmente differendo lo sviluppo delle operazioni già autonomamente prefigurate per il tempo necessario allo sviluppo del presente procedimento», si legge in una nota a firma del presidente del tribunale di Milano, Roberto Bichi.

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