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Le colline e i vigneti del prosecco sono patrimonio dell'umanità

Davide Di Santo
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Le bollicine italiane patrimonio dell'umanità. Il Comitato del Patrimonio Mondiale dell'Unesco, in corso a Baku (Azerbaijan), ha iscritto, all'unanimità, i paesaggi vitivinicoli delle colline del prosecco superiore di Conegliano e Valdobbiadene nella Lista dei siti patrimoni culturali e naturali dell'umanità. Da oggi le colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene sono il 55esimo sito italiano patrimonio dell'umanità. "Grande soddisfazione - dichiara Innocente Nardi, presidente dell'associazione temporanea di scopo 'Colline di Conegliano Valdobbiadene Patrimonio dell'Umanita" e del consorzio di tutela del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg - e immensa gioia per l'iscrizione a patrimonio dell'umanità delle colline di Conegliano Valdobbiadene. A Baku, l'assemblea mondiale Unesco ha assegnato alle nostre colline quest'ambito riconoscimento, da oggi quindi rappresentano il 55esimo sito italiano da proteggere e tutelare per l'unicità del suo paesaggio culturale. Grazie al lavoro svolto da una squadra eccezionale capitanata dal governatore della Regione Veneto, Luca Zaia, con il contributo dei ministeri competenti e l'impeccabile lavoro del comitato scientifico, presieduto da Mauro Agnoletti, e il supporto della delegazione italiana Unesco". L'iter della candidatura è durato dieci anni, un percorso lungo e non privo di difficoltà, sebbene nella media degli altri siti iscritti, durante il quale è emersa coesione delle parti promotrici: le amministrazioni comunali, le associazioni di categoria, gli imprenditori del territorio e gli abitanti. "L'impegno - conclude Nardi - che generazioni di viticoltori hanno speso nelle vigne per forgiare 'i mosaici', che oggi ammiriamo, e i caratteristici 'ciglioni', che contraddistinguono la nostra viticoltura e quindi il nostro territorio, ha permesso di arrivare al riconoscimento Unesco". Il paesaggio delle colline di Conegliano e Valdobbiadene è il decimo sito al mondo iscritto alla categoria di 'paesaggio culturale' ed è caratterizzato da attributi unici, basati sulle differenti caratteristiche geomorfologiche e culturali, rispetto agli altri nove territori (Alto Douro - Portogallo, Tokaj - Ungheria, Pico Island - Portogallo, Lavaux - Svizzera, Langhe Roero e Monferrato - Italia, Champagne - Francia, Borgogna - Francia, Saint-Emilion - Francia, Wachau - Austria). Tutti e dieci i siti sono paesaggi culturali evolutivi, il cui risultato visibile è dato dall'interazione uomo-ambiente, in continua evoluzione.  Tra Conegliano a Valdobbiadene ci sono 30 chilometri di colline con versanti ripidissimi ricoperti di vigneti che rappresentano il mondo del Prosecco. In questo territorio negli anni '60 è nata la prima strada italiana dedicata al vino, grazie al clima e a un terreno in cui 250 milioni di anni fa emerse dal mare una barriera corallina. I vigneti sono collocati sulle "rive" (come vengono chiamate in dialetto le salite) e questo rende particolarmente faticoso il lavoro dei viticoltori. Un lavoro ripagato dal successo mondiale del Prosecco che nel 2012 ha superato le vendite dello champagne, suggellando l'affermazione di un vino reso popolare dalla bassa gradazione alcolica e da una lavorazione più breve e semplice rispetto allo spumante prodotto con metodo classico che ne rendono il prezzo accessibile. Lo scorso anno sono state vendute 464 milioni di bottiglie Doc di Prosecco (+21% sul 2017), prodotte su oltre 24mila ettari di vigneti tra Veneto e Friuli Venezia Giulia, di cui due su tre all'estero. Nella descrizione ufficiale dell'Unesco, si legge che "la zona include una serie di catene collinari, che corrono da est a ovest, e che si susseguono l'una dopo l'altra dalle pianure fino alle Prealpi, equidistanti dalle Dolomiti e dall'Adriatico, il che ha un effetto positivo sul clima e sulla campagna. Se Conegliano ospita molti istituti legati al vino, Valdobbiadene è invece il cuore produttivo dell'area vinicola. I ripidi pendii delle colline rendono difficile meccanizzare il lavoro e di conseguenza la gestione delle vigne è sempre stata nelle mani di piccoli produttori. È grazie a questo grande, pacifico esercito di lavoratori e grazie all'amore per la loro terra che è stato possibile preservare queste bellissime colline e creare un forte legame tra l'uomo e la campagna. Il risultato di questo forte legame è uno straordinario esempio di come questa antica cultura sia fortemente radicata alla sua terra". 

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