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Bettarini accoltellato, condanne fino a 9 anni: "Tentato omicidio"

L'aggressione in discoteca al figlio di Simona Ventura

Silvia Sfregola
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Il pm Elio Ramondini aveva chiesto una condanna a 10 anni di reclusione per tutti gli imputati, ridotta a 6 per il rito scelto. Il gup Guido Salvini, invece, ha ritenuto di diversificare le posizioni, comminando delle pene finali ancora più severe. La più pesante, 9 anni di reclusione, è stata inflitta al 29enne Davide Caddeo, che in aula ha ammesso di aver inferto a un paio di coltellate a Niccolò, anche se non profonde. Per l'accusa, invece, è stato lui a colpire il 20enne nove volte. Nel corso del processo non è stato possibile accertare se oltre a lui fuori dalla discoteca ci fosse una seconda persona armata di coltello. Il gup ha respinto la richiesta di domiciliari per Caddeo, che ha alle spalle numerosi precedenti anche per porto di armi, reati legati agli stupefacenti, e reati simili. Di certo c'è che l'aggressione all'esterno dell'Old Fashion di Milano avrebbe potuto avere conseguenze letali per Niccolò, che è stato salvato dagli amici che erano con lui. Due ferite, da quanto è emerso da una perizia medico legale disposta dal gup, erano penetranti e in corrispondenza di organi vitali, anche se non li hanno raggiunti. Il 20enne è anche stato operato all'ospedale Niguarda per recuperare la piena funzionalità della mano destra. Anche gli altri tre imputati, Albano Jakej, Alessandro Ferzoco e Andi Arapi, sono stati condannati per tentato omicidio, rispettivamente a 6 anni e 6 mesi, 5 anni e 6 mesi e 5 anni. Il giudice, però, ha riconosciuto a tutti l'attenuante dell'aver concorso a un reato diverso da quello voluto. I tre giovani, in pratica, hanno partecipato alla rissa con Caddeo, che conoscevano da poco tempo, ma non potevano immaginare che in tasca avesse un coltello né che avesse intenzione di usarlo contro il 20enne. Arapi, che è incensurato, ha anche ottenuto gli arresti domiciliari. Il gup Salvini ha poi disposto un risarcimento di 200 mila euro a titolo di provvisionale che né Niccolò né la sua famiglia hanno intenzione di incassare. Il giudice, infine, ha trasmesso gli atti alla Procura, perché nel corso del processo e negli atti della polizia compaiono i nomi di altri componenti della compagnia di cui gli aggressori facevano parte che, pur avendo partecipato alla rissa, non sono stati incriminati, invitando la pubblica accusa a perseguire i responsabili.

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