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Il capo ultrà resta in carcere

Bloccata un'altra auto che potrebbe aver travolto e ucciso il tifoso Daniele Belardinelli

Silvia Sfregola
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Il "Rosso" deve restare in carcere. Il giudice per le indagini preliminari Guido Salvini ha respinto la richiesta di arresti domiciliari avanzata dall'avvocato Mirko Perlino, difensore di Marco Piovella. Il capo dei Boys, storico gruppo del tifo nerazzurro, è stato arrestato il 31 dicembre nell'ambito dell'inchiesta sugli scontri tra ultrà dell'Inter e del Napoli all'esterno di San Siro la sera di Santo Stefano. Nel caos scoppiato prima della partita, il tifoso del Varese Daniele Belardinelli, secondo le ipotesi investigative, è stato travolto da due auto ed è morto poco dopo in ospedale. Il procuratore aggiunto Letizia Mannella e i pm Rosaria Stagnaro e Michela Bordieri avevano dato parere negativo alla sua scarcerazione. Lunga la lista degli indagati, a garanzia, per omicidio volontario, tra cui gli otto tifosi partenopei che erano sulle due auto. Marco Piovella «ha seguito la regola dell'omertà» propria di alcuni settori del tifo organizzato «che ne uscirebbe certamente rafforzata se egli fosse scarcerato provocando ostacoli ancora maggiori all'accertamento della verità», scrive il giudice nell'ordinanza con cui ha respinto la richiesta della misura alternativa al carcere. Piovella, inoltre, «non solo non ha fornito indicazioni sugli altri partecipi ma non ha nemmeno descritto i suoi movimenti e il suo personale comportamento quel giorno». La «scelta» di Marco Piovella di non collaborare «nonostante il dolore mostrato per la morte di Belardinelli, costituisce un forte ostacolo per l'accertamento di chi ne sia il responsabile», precisa il gip Salvini, perché il capo ultrà «si è rifiutato anche di dire chi fosse intorno a lui» e «possa aver notato la vettura o le vetture che hanno travolto la vittima». Dall'imprenditore e designer non è arrivato «alcun cenno di riflessione critica sulle condotte proprie del mondo di cui fa parte con un ruolo di leadership». Un «atteggiamento» che per il giudice «tra l'altro comporta che fatti del genere possano più facilmente ripetersi qualora l'occasione nuovamente si ripresenti in altre e prossime trasferte dei tifosi con un rischio acuito dalla volontà di rappresaglie». In un momento «in cui le indagini sono in piena evoluzione», scrive il gip nell'ordinanza con cui conferma il carcere per il designer-imprenditore e capo curva «l'applicazione nei confronti» di Piovella «di una misura attenuata rafforzerebbe obiettivamente, anche attraverso le campagne sui social network che già vi sono state e che è quasi impossibile controllare, l'omertà che caratterizza l'ambiente di cui Piovella fa parte in modo carismatico con ostacoli anche maggiori di quanti già esistono all'acquisizione della prova e alla sua genuinità». La concessione dei domiciliari in un caso del genere «costituirebbe infatti - spiega il gip - un messaggio a rispettare le regole di gruppo che l'indagato ha dichiarato esplicitamente di voler rispettare e quindi implicitamente di far rispettare da tutti». Nella carta non manca un riferimento alle «numerose minacce che sono già circolate, tramite gli strumenti di comunicazione degli ultrà interisti, nei confronti di Da Ros Luca »- l'ultrà interista arrestato e scarcerato sabato dopo aver indicato ai pm i nomi del 'Rossò e di altri tifosi nerazzurri «per la scelta che egli ha assunto e tali da estendersi, come messaggio, ad altri possibili testimoni». Nel frattempo, oltre alla Volvo V40 già sequestrata nei giorni scorsi, è stata bloccata anche una seconda auto che potrebbe aver travolto l'ultrà del Varese, mentre la Volvo gli sarebbe passata sopra quando era già a terra. La macchina verrà sequestrata nelle prossime ore. Del convoglio faceva parte anche una terza macchina, che è stata individuata dalla Digos di Napoli.

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