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Sta con Salvini: cacciata dalla squadra

Titty Astarita

La capitana dell'Afro Napoli in una civica alleata della Lega

Pietro De Leo
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L'apoteosi dell'ipocrisia antisalviniana arriva da Napoli. Nell'autunno in cui si celebra il compleanno del #Metoo, dove per mesi è stata fatta una grande retorica sul rispetto verso l'universo femminile, proprio una donna, giovane, viene buttata fuori dalla sua squadra di calcio per via delle idee politiche. Salvini c'entra, ovviamente, come sempre. La storia è questa: Titty Astarita è una giovane che milita, con la fascia da capitano, nella squadra femminile dell'Afro Napoli United, un team che assieme all'agonismo sportivo ha innalzato tra i suoi obiettivi la promozione di un messaggio basato sul multiculturalismo e la multietnicità. Titty Astarita, però, ha commesso un grave sgarro al dogma: candidarsi per il Comune di Marano di Napoli (dove peraltro era già stata consigliera) con una lista civica, alleata a “Noi con Salvini”. Risultato? Dalla società calcistica è arrivato un aut aut: o Noi con Salvini, o noi della squadra. Sì, è stata messa alla porta. E il comunicato con cui viene spiegata la decisione, dopo che la notizia ha cominciato a girare per i media locali, ha del delirante: “Che compatibilità puo' esistere – si legge - fra l'Italia dell'amministrazione leghista di Lodi che nega la mensa scolastica ai figli degli immigrati più poveri e l'Afro-Napoli? Quanto è conciliabile il razzismo dei colpi di arma di fuoco contro migranti e rifugiati, legittimato istituzionalmente dall'alto e fattosi senso comune al punto di spingere dei ragazzini baresi a ricoprire di schiuma un loro coetaneo di origini straniere ‘così diventa bianco', con il progetto di inclusione che ci vede in campo dal 2009?”. Il razzismo dei colpi d'arma da fuoco ‘legittimati dall'alto contro gli immigrati è probabilmente la consacrazione di una realtà virtuale di quanti, da sinistra, sperano che l'Italia si trasformi in una replica dell'Alabama anni '60. Più tardi, sarà lo stesso Presidente della società a spiegare: “il nostro statuto spiega chiaramente che siamo contro il razzismo e le discriminazioni. Quando una nostra tesserata si candida e assume una posizione diversa dal nostro statuto, si fa fuori da sola”. Peccato che le compagne di squadra non la pensano così, ieri si sono rifiutate di scendere in campo e hanno scritto un documento per esprimere solidarietà al loro capitano. Al di là del bel gesto, rimane il saggio d'intolleranza. Siamo oltre il vizio, tipico a sinistra, di marchiare ogni leghista con il timbro del razzista. Siamo al chi si avvicina al leghista viene fulminato. Sì, perché Titty Astarita non è neanche della Lega né sposerebbe le idee del suo leader, come spiega lei all'Ansa. Ma è sempre stata impegnata con liste civiche, gravitando nell'area politica del vice coordinatore Regionale di Forza Italia Severino Nappi, che infatti le ha espresso solidarietà: “Titti ha il diritto di continuare entrambe le carriere. Titti deve giocare e deve amministrare la terra di cui è figlia”. Dagli azzurri è arrivata anche la solidarietà di Mara Carfagna: “Una discriminazione e' sempre una discriminazione”.  Sul punto ha parlato anche Matteo Salvini, bersagliato dall'ennesima saetta ideologica: “gli unici razzisti sono i buonisti della sinistra”. In serata arriva anche la posizione del Presidente della Figc, Roberto Fabbricini: "Il calcio - spiega - e' prima di tutto passione, inclusione sociale e rispetto del prossimo, gli stessi principi che l'Afro difende da anni svolgendo attivita' sportiva in Campania. Mi aspetto che nelle prossime ore venga chiarito quanto accaduto, ritenendo che lo sport debba sempre prevalere su qualunque inclinazione di natura politica". Certo, ma difficile farlo capire ai talebani del politicamente corretto.

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