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Lazio, l'arbitro Giacomelli va a processo

Il fischietto in tribunale per il rigore negato ai biancocelesti col Torino

Andrea Ossino
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Quando un rigore non fischiato, un'espulsione ritenuta ingiusta e un erroneo utilizzo della Var finiscono dentro un'aula di tribunale, si crea un precedente che potrebbe riscrivere il rapporto tra le tifoserie e gli arbitri. È una storia destinata a far discutere quella nata intorno alle decisioni arbitrali adottate durante la partita tra Lazio e Torino. Perché le scelte adottate dai «signori Piero Giacomelli della Sezione di Trieste e Marco Di Bello della Sezione di Brindisi, rispettivamente quali direttore di gara e Video Assistance Referee (Var)», hanno varcato i cancelli dell'Olimpico e verranno giudicate da un giudice del tribunale civile di Roma. Il processo che inizierà il prossimo giugno nasce dal silenzio dei due arbitri davanti all'invito alla negoziazione assistita firmato dallo studio legale Previti, in nome di un gruppo di tifosi biancocelesti. Nell'atto si chiedeva sostanzialmente di risolvere la controversia per evitare di «adire l'autorità giudiziaria». E visto che nessuna risposta è pervenuta, gli undici tifosi hanno mantenuto la parola data, citando in giudizio Giacomelli e Di Bello. Non si tratta di ultras scatenati, ma di riconosciuti professionisti, di «appassionati della squadra di calcio S.S. Lazio», si legge negli atti che narrano di come quel gruppo di tifosi abbia assistito «in data 11 dicembre 2017 all'incontro Lazio-Torino»... SE VUOI CONTINUARE A LEGGERE CLICCA QUI

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