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"Così uccisi il Lupo Liboni. Igor è come lui"

Parla il carabiniere che 13 anni fa a Roma eliminò il criminale solitario: "Che analogie con Vaclavic, pare la stessa storia"

Silvia Mancinelli
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Luciano Liboni, assassino dell'appuntato scelto Alessandro Giorgioni, colpevole di avergli chiesto i documenti. Pericoloso. Pronto a tutto. Spietato e invisibile tra la gente durante i suoi periodi di latitanza. Igor Vaclavic, il killer di Budrio. Occhi di ghiaccio, ignaro di qualsiasi sentimento di pietà. Capace di sparare a freddo contro un barista per pochi spiccioli e sfuggire alla cattura con una maestria che solo tredici anni prima era valsa al criminale solitario Liboni l'appellativo di «lupo». Un deja vù per l' allora brigadiere capo del Nucleo Radiomobile, Angelo Bellucci, oggi in congedo. In servizio in motocicletta il 31 luglio 2004 affrontò il fuggitivo di allora insieme al collega Alessandro Palmas al Circo Massimo. Sarebbe stata l' ultima pagina di uno dei più efferati capitoli della Roma criminale. Brigadiere, sfogliando i giornali in questi giorni le sembrerà di leggere un libro già scritto. «Altroché. Le due storie sono similissime. Il criminale spietato, la latitanza, la doppia personalità (Franco Fran chini per Liboni, Ezechiele Norberto Feher per Vacavlic ndr). E poi la gente allarmata, ricordo che lo vedevano ovunque. Le segnalazioni erano continue». Come quella del 31 luglio di tredici anni fa. Giusto? «Quel giorno ero di turno la mattina. Io e Palmas stavamo facendo un posto di controllo al Circo Massimo. Eravamo impegnati a fare un verbale a un signore che non aveva la patente quando ci si sono avvicinati due vigili urbani, anche loro motociclisti, e ci hanno fatto vedere un uomo che guardavano a vista da un bel pezzo. Ad esser precisi gli andavano dietro da via Petroselli, perché una turista italiana lo aveva segnalato convinta che fosse proprio Luciano Liboni... SE VUOI CONTINUARE A LEGGERE CLICCA QUI

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