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Morte Antonio Drago, i periti del Gip escludono l'ipotesi suicidio

Il parà Antonio Drago

Enrico Lupino
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Una dinamica ancora tutta da chiarire. Emergono nuovi elementi sulla morte del 25enne siracusano Antonio Drago, il parà morto il 6 luglio 2014 presso la caserma Sabatini inizialmente dato per suicida. La ricostruzione dell'accaduto è ancora lontana dall'accertare la dinamica della morte di Drago, ma l'incidente probatorio arricchisce il quadro delle ipotesi. I consulenti chiamati a deporre sulla perizia avrebbero dato elementi importanti in tal senso. Fra questi sembrerebbe esserci una frattura vertebrale all'altezza della scapola, provocata da un urto considerevole vista la robustezza della colonna in quel punto. L'esame del corpo del parà siciliano inoltre non avrebbe riscontrato fratture cervicali, che avrebbero dovuto presumibilmente essere danneggiate dopo il colpo subito dalla testa in seguito alla caduta. Relativamente ai traumi si tratterebbe, si è appreso in udienza, di eventi distinti fra loro ma ravvicinati nel tempo.    Sono otto gli iscritti nel registro degli indagati dal pm Alberto Galanti per concorso colposo in delitto doloso. Si tratta di commilitoni e superiori del caporale Drago, detto Tony. Secondo le ricostruzioni della procura sarebbero gli ultimi ad avere avuto contatti con il parà nella notte fra il 5 e il 6 luglio. Il caso avrebbe scosso anche il Pontefice, che l'11 luglio del 2014 avrebbe telefonato alla madre del parà per manifestare la sua solidarietà.   

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