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Allarme degli 007: "Rischio attentati in Italia, minaccia da lupi solitari"

Silvia Sfregola
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Nel 2016 si è registrato per la prima volta un significativo ridimensionamento territoriale di Daesh. La conseguenza è che il gruppo jihadista gradualmente rimodulato tattiche offensive e contenuti propagandistici minimizzando, a livello mediatico, le sconfitte militari e intensificando l'attività di coordinamento di network per la realizzazione di attacchi al di fuori della propria area di elezione, in Occidente e non solo. E' quanto si legge nella relazione annuale sulla politica dell'informazione per la sicurezza, realizzata a cura del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (Dis) e presentata oggi dal direttore generale Alessandro Pansa insieme al premier Paolo Gentiloni. Se dunque Daesh potrebbe essere battuta, come dice Gentiloni, nel 2017, la vittoria militare non è la sconfitta del terrorismo. Anche con riguardo all'Italia, sottolinea la relazione del Dis relativa al 2016, è proseguita la pressante campagna intimidatoria del­la pubblicistica jihadista ca­ratterizzata da immagini allusive che ritrag­gono importanti monumenti nazionali e figure di grande rilievo, tra cui il Pontefice. Tema dominante si è confermato quello dell'attesa della conquista di Roma, motivata anche dal ruolo assunto dal nostro Paese nella lotta internazionale al terrorismo e nella stabilizzazione delle aree di crisi, pri­ma fra tutte la Libia. A rischio anche l'Europa: l'esposizione alla minaccia terroristica è testimoniata non solo dalla richiamata serie di attenta­ti, ma anche dalle numerose pianificazio­ni sventate o fallite, dall'aumento delle segnalazioni, nonché da valutazioni intelligence che fanno ipotizzare ulteriori, cruente campagne terroristiche in corrispondenza con gli arretramenti militari del Califfato. Se il quadrante balcanico ha continuato a rappresentare nel 2016 una sorta di hub per il reclutamento di foreign fighters e safe haven per combattenti di rientro dai teatri di crisi mediorientali, anche l'Italia potrebbe costituire un ap­prodo o una via di fuga verso l'Europa per militanti del Califfato presenti in Libia o provenienti da altre aree di crisi, una base per attività occulte di propaganda, proselitismo e approvvigionamento logisti­co, nonché una retrovia o un riparo anche temporaneo per soggetti coinvolti in azioni terroristiche in altri Paesi. Per quanto riguarda la minaccia terroristica nel nostro paese, i principali profili di criticità appaiono ancora riconducibili alla possibile attivazio­ne di elementi "radicalizzati in casa", dediti ad attività di auto-indottrinamento e adde­stramento su manuali on-line. Sempre più concreto si configura il rischio che alcuni di questi soggetti decidano di non partire - a causa delle crescenti difficoltà a raggiungere il te­atro siro-iracheno ovvero spinti in tal senso da motivatori con i quali sono in contat­to sul web o tramite altri canali di comuni­cazione - determinandosi in alternativa a compiere il jihad direttamente in territorio italiano. Continua a desta­re attenzione il fenomeno della radicalizzazione all'in­terno degli istituti carcerari italiani, ed è, sottolinea il Dis, da non sotto­valutare l'influenza negativa esercitata in alcuni centri di aggregazione da predica­tori radicali o da altri personaggi dotati di una certa autorevolezza all'interno della comunità. Il rischio di attacchi Cbrn, ovvero con armamento chimico-batteriologico-radiologico-nucleare, da parte di organizzazioni terroristiche permane alla costante attenzione della Comunità internazionale e degli Apparati di intelligence di tutto il mondo. Nel corso del 2016 si è assistito ad un rinnovato slancio offensivo di matri­ce anarco-insurrezionalista con il "ritorno in scena" de­gli informali della Federazione Anarchica Informale/Fronte Rivoluzionario Internazionale. Sono proseguite campagne di lotta anche contro le Grandi Opere, regi­strando atti di sabotaggio contro obiettivi collegati a linee Tav. In prospettiva, potrebbero essere presi di mira anche obiettivi collegati al progetto del gasdotto Tap, contro cui si è intensifica­ta la propaganda denigratoria. Focus anche sulla cybersecurity. Il Dis sottolinea che c'è una persistente vulnerabilità di piattaforme web istituzionali e private.Per quel che concerne la tipologia di attori ostili i gruppi hacktivisti (52% delle minacce cyber) continuano a costituire la minaccia più rilevante, in termini percentuali, mentre ai gruppi islamisti è imputato il 6% degli attacchi cyber perpetrati in Italia nel corso del 2016. Quanto ai dati sugli attacchi cyber in base ai soggetti target persiste il notevole divario tra le minacce contro i soggetti pubblici, che costituiscono la maggioranza con il 71% degli attacchi, e quelli in direzione di soggetti privati, che si attestano attorno al 27%. Se nel 2015 target principali degli attacchi cyber risultavano quelli operanti nei settori della difesa, delle telecomunicazioni, dell'aerospazio e dell'energia, nel 2016 figurano ai primi posti il settore bancario con il 17% delle minacce a soggetti privati (+14% rispetto al 2015), le Agenzie di stampa e le testate giornalistiche che, insieme alle associazioni industriali, si attestano sull'11%.

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