Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

Fece sequestrare due confratelli Superiore dei Camilliani arrestato

B-_WEB

  • a
  • a
  • a

Un interrogatorio fasullo per incastrare i padri camilliani Rosario Messina e Antonio Puca. L’obiettivo: non farli partecipare alle votazioni per l’elezione del Superiore generale, la carica più alta dell’ordine ecclesiastico fondato da San Camillo de Lellis, così da condizionarne i risultati elettorali. Una storia di fanghi e veleni, in cui avrebbero giocato un ruolo anche due militari della Guardia di finanza, incastrati dalla Procura della Repubblica di Roma, che ieri ha ottenuto sei arresti in carcere. In manette sono finiti il padre camilliano Renato Salvatore (eletto lo scorso 13 maggio Superiore generale), il commercialista Paolo Oliviero, i militari Alessandro De Marco e Mario Norgini, oltre a Emanuele Demeru e Antonio Schinaia. Secondo le indagini del Nucleo di polizia tributaria della Gdf, «in concorso tra loro, abusando dei poteri inerenti alla funzione di pubblici ufficiali di Di Marco e Norgini, appartenenti alla Gdf», «privavano della libertà personale» i sacerdoti «Messina e Puca, trattenendoli indebitamente presso gli uffici della Gdf in via Deparo, ove simulavano l’assunzione di atti d’indagine nei loro confronti». L’inchiesta ha potuto verificare l’esistenza di veri e propri intrighi, nonché di «omertà e alleanze», all’interno dell’ordine religioso. Una guerra di potere spietata, che avrebbe indotto il commercialista Oliviero e padre Renato Salvatore a spingere i due militari infedeli a organizzare un finto interrogatorio per un’altrettanta fasulla inchiesta della Procura della Repubblica di Napoli sulla gestione del «fondo dei corsi di formazioni» del nosocomio di Casoria. Per la verità, l’inchiesta ha fatto emergere realmente degli illeciti che sarebbero stati compiuti da padre Vincenzo Li Calsi, anche lui indagato nel fascicolo sul sequestro. Un dato, questo, che emerge dagli stessi atti, in cui il giudice per le indagini preliminari afferma che ci sarebbe una «gestione fraudolenta del nosocomio di Casoria». Il piano, dunque, sarebbe stato quello di far ricadere su padre Messina e padre Puca, la colpa di questi supposti illeciti compiuti nell’ospedale. Le intercettazioni dimostrerebbero il piano, ben studiato, per non far partecipare i due ecclesiastici alla votazione. Così, leggendo gli atti d’indagine, si scopre un’intercettazione che per gli investigatori «è di una tale chiarezza che basterebbe da sola a dimostrare come la convocazione presso la Gdf» fosse «stata organizzata». «Ieri - racconta il commercialista Oliviero a padre Salvatore - abbiamo organizzato... siccome stava ... stava in discesa Renato (padre Renato Salvatore, ndr)...fanno le elezioni... ha fatto (terza persona non specificata, ndr) un ordine di carcerazione per quello che gli stava dando fastidio... ha chiamato la Gdf che lo sta andando a prendere con la macchina... e quindi lui (padre Messina, ndr) non potrà votare domani... perché è convocato». Nei giorni successivi Oliviero stringe gli accordi con i militari infedeli, affermando: «Allora lunedì tu te ne vai a pigliare sto cazzo di prete e lo porti alla Gdf (...) entri e dici ’padre vada pure che ti aprono il culo con le patata’ (...) e lo facciamo stare là 3-4 ore». Per i magistrati sarebbero state le conversazioni telefoniche intercettate, a dimostrare che «la convocazione aveva impedito ai due religiosi di partecipare alle elezioni per la nomina del Superiore generale» dell’ordine, «che avevano visto, infine, la nomina di padre Renato Salvatore, voluto da Oliviero, invece di padre Monks», appoggiato dalle due vittime del sequestro. Secondo il gip, il neo eletto Superiore generale dell’ordine avrebbe avuto un ruolo rilevante nel piano. Scrive il giudice: «Egli è uno dei soggetti portatori di un interesse alla cui soddisfazione il sequestro dei due prelati è funzionale. Tale scopo è stato, peraltro, raggiunto poiché egli è stato eletto con uno scarto di soli due voti sul suo antagonista, grazie all’assenza dei due prelati. Egli è costantemente in contatto con Paolo Oliviero, soprattutto il giorno della votazione e, elemento questo decisivo, contribuisce attivamente alla protrazione dello stato di privazione della libertà personale di padre Messina e di padre Puca». Agli atti, poi, risulta uno scambio di sms con Oliviero che «appare assai significativo poiché dimostra il rapporto di stretta collaborazione fra i due: "Dimmi ora cosa fare...domani chi convoco?"», dice Oliviero. «Domani Li Calsi (coinvolto nella vicenda dell’ospedale di Casoria, ndr) - risponde Salvatore - ... sta rompendo... Scherzo, dico solo che arriva anche per lui il momento di avere paura. Sta tranquillo. Grazie».

 

AGGIORNAMENTO 4 AGOSTO 2023
Riceviamo da Avv. Massimiliano Domenico Parla e pubblichiamo:

“Lo strumento delle intercettazioni ancora una volta al centro dell’annosa vicenda giudiziale che ha visto coinvolto Padre Renato Salvatore in una esperienza processuale durata 10 anni, passando per ben tre gradi di giudizio ed uno ulteriore di rinvio alla Corte di Appello di Roma, per dimostrare la sua innocenza; giustizia è stata fatta. Finalmente, il 4 maggio 2023 l’incubo giudiziario di Padre Renato Salvatore può dirsi risolto, provato e commosso nell’aula della Corte di Appello di Roma, accanto ai suoi difensori gli avvocati avv. Massimiliano Parla e Annarita Colaiuda, entrambi del foro di Roma, ha appresso della propria assoluzione per “non aver commesso il fatto”. La difesa di Padre Renato Salvatore è riuscita a dimostrare la sua totale estraneità ai fatti riguardo al presunto sequestro di due religiosi suoi confratelli che avrebbero dovuto partecipare alla elezione per confermarlo Superiore Generale del proprio Ordine dei Camilliani, Ministri degli Infermi, ordine presente sui 5 continenti. Al centro della vicenda processuale ci sarebbero stati alcuni stralci di conversazioni telefoniche ed ambientali che la Procura della Repubblica ha posto alla base del proprio castello probatorio per promuovere l’accusa nei riguardi di Padre Renato Salvatore e che gli avvocati Parla e Colaiuda sin dal primo grado di giustizia hanno contestato, eccependo, sia la loro inutilizzabilità ai fini del decidere, sia la loro irrilevanza ai fini della penale responsabilità dell’ex Padre Generale dei Ministri degli Infermi. L’esito assolutorio “per non aver commesso il fatto”, ottenuto in Corte di Appello solo in sede di rinvio dalla Corte di Cassazione, poteva avvenire molto tempo prima e sin dal primo grado di giudizio se solo l’eccezione dei difensori fosse stata ascoltata ed accolta 5 perché assolutamente fondata come poi ha di fatto dimostrato e confermato la pronuncia della Suprema Corte.”

Dai blog