
Lazio, l'abbonamento è un atto d'amore
Parte giovedì la campagna abbonamenti della Lazio: prezzi bloccati e sarà compreso l'ottavo di Coppa Italia

Atto di fede. Amore vero, abbonarsi a prescindere da tutto, dagli acquisti che non arrivano, da un mercato che si annuncia in tono minore, dalla paura di non riuscire più a sognare grandi traguardi. Qualche dubbio poi, come detto, prevale la passione, spesso ereditata, di padre in figlio. E il laziale capisce che non può fare a meno di partecipare a quel rito collettivo in cui sei protagonista attivo: la strada per l’Olimpico, la birra a Ponte Milvio, il parcheggio introvabile, lo stadio, il seggiolino che ti aspetta, il vicino di posto brontolone che se la prende con i cross di Lazzari e, finalmente, l’inno. E ancora le bandiere, i cori, la sofferenza, la gioia, l’abbraccio con lo sconosciuto tre file più sotto dopo un gol, la vittoria e la delusione per il risultato sfuggito all’ultimo respiro come nella tragica notte contro i «dilettanti» del Bodo Glimt.
Tutto in quei novanta minuti che sono sempre molti di più nel calcio moderno anche per colpa del Var, a volte benedetto, a volte maledetto. Già, maledetti laziali, lo striscione che campeggia in Curva Nord a ricordare forse un destino scritto sulla panchina di Piazza della Libertà 125 anni fa. Mai una scelta è stata più giusta per identificare lo stato d’animo dei laziali, sospesi tra speranze impossibili, voli pindarici e brusche cadute. Rispondere presente è un dovere per chi ama il più antico club della Capitale a prescindere dal giudizio sull’attuale gestione. Perché l’emozione che si vive allo stadio non vale un centesimo di una serata passata sul divano.
Dai blog

Lazio, la contestazione non sia un alibi per la squadra


Sarri e i giocatori per il miracolo Lazio


Lazio, operazione cessione ma niente svincolati
