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Lazio, i due sogni di Lotito

Scudetto e stadio Flaminio ma entrambi sono molto difficili da raggiungere per il club

Luigi Salomone
Luigi Salomone

Giornalista per passione, Lazio, pollo arrosto con tante patate al forno, tradizione Roma Nord Ponte Milvio, Gesù e Maria al Fleming

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Il presidente Lotito rilancia, sogna di vincere lo scudetto e di regalare ai tifosi della Lazio il Flaminio, lo stadio che vorrebbero tutti quelli che hanno a cuore le sorti del più antico club della Capitale. Ma andiamo con ordine, il numero uno biancoceleste parla a margine dei festeggiamenti in Campidoglio per il centenario di Maestrelli: «Dopo la Juve, la Lazio è la squadra che, sotto la mia gestione, ha vinto più di tutte. Manca la cosa più importante, non ne parliamo, ci lavoriamo. Non sempre fare una buona programmazione porta necessariamente a un risultato. Ci vuole un po’ di fato, il tocco della Divina Provvidenza per chi è cristiano come me». Ripetere l’impresa della Banda del ’74 è impossibile, Lotito lo sa ma ci vuole provare con le sue armi. Nel linguaggio è un presidente diverso, addolcito dopo anni di contestazioni, quasi avesse capito l’anima dei laziali. Una volta parlava di numeri, di bilancio, ora c’è sempre una mano tesa per la gente. L’attualità impone riflessioni dopo la mezza stecca in Europa: «Non giudico - continua Lotito - il pari in Austria. Ma per il mio comportamento se una persona ha tutti gli stimoli, interni ed esterni, dovrebbe esprimersi al 100%. Anzi, al 300%. Come accadeva alla Lazio di Maestrelli. Ora è tutto diverso, io ho già pagato lo stipendio di novembre ma serve altro per creare quel clima magico, quel credo interno che coinvolge emotivamente».

Capitolo Flaminio, una ferita aperta per i tifosi laziali e non solo quelli di Roma Nord che passano sotto la collina dei Parioli e vedono il vecchio stadio distrutto e cadente. Lotito fa chiarezza davanti all’assessore allo Sport Onorato che pretende un’accelerazione nella presentazione del progetto. Il neo senatore, invece, studia, cerca di capire i margini di fattibilità perché un conto è regalare un sogno ai tifosi, un altro è accollarsi lo scempio compiuto dai politici negli ultimi quindici anni. «Sono stato io a lanciare l'idea del Flaminio, ci tengo tanto al fatto che la Lazio giochi lì, averlo come nostra casa. Poi, però, dobbiamo toccare anche gli aspetti pratici, non solo quelli sentimentali. La copertura, il parcheggio, i posti sugli spalti (minimo 45.000) sono molti dei problemi da risolvere. Vogliamo una struttura che sia il fiore all'occhiello per il nostro popolo. La conferenza dei servizi? (chiede Onorato, assessore allo sport del Comune) Prima bisogna capire che cosa si può fare», risponde Lotito gelando l’interlocutore. Il Campidoglio vuole una risposta a breve, altrimenti ci sarebbe un’altra proposta per il recupero dell’impianto che in realtà sembra più virtuale che reale. La replica di Onorato e la successiva risposta di Lotito non lascia grandi margini ma il confronto pubblico almeno ha fatto chiareazza sull’intenzione di Lotito di provarci: per ora, è un sogno più impossibile dello scudetto, tanto per rendere l’idea.
 

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