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Spese e bilanci da controllare, serie A a 18 squadre: la ricetta di Lotito

Il presidente della Lazio ha scelto il silenzi sulla Superlega ma il mondo del calcio va rifondato

Luigi Salomone
Luigi Salomone

Giornalista per passione, Lazio, pollo arrosto con tante patate al forno, tradizione Roma Nord Ponte Milvio, Gesù e Maria al Fleming

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In silenzio. Claudio Lotito non ha preso posizione sulla Superlega e non potrebbe essere altrimenti. La squalifica sul caso tamponi, per ora di sette mesi (si aspetta di vedere riconosciuta la sua innocenza nei prossimi due gradi giudizio), gli impone di non poter parlare tanto più di un tema così complicato come questo. Il presidente della Lazio sta seguendo con grande attenzione la vicenda: l’uscita dei dodici club della Superlega non l’ha colto impreparato anche perchè sono anni che denuncia i problemi economici del calcio cercando di salvaguardare i veri valori dello sport. 
In pratica quanto accaduto domenica notte è il frutto di anni di sanzioni mai comminate a club che hanno violato il fair-play finanziario infischiandosene di far quadrare i conti. Spese folli, mai approvate dalla sua gestione molto attenta ad evitare «il passo più lungo della gamba». Uno scenario previsto da anni da Lotito, i nodi stanno venendo al pettine, il calcio italiano annaspa e di certo non sono i fondi esteri a poter risolvere i problemi. Anzi, significherebbe dare la serie A in mano ad altri con i club che diventerebbero alla lunga marginale. Serie A a 18 squadre e una più equa distribuzione degli introiti tanto per cominciare perchè, se non altro la questione Superlega, dovrebbe portare a una ristrutturazione del mondo dorato del nostro pallone. Un intreccio tra situazione europea e italiana con scenari imprevedibili se non si tornerà a mettere al centro di tutto i club virtuosi.
 

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