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La carica degli anni Ottanta, il ritorno di Cure e Simple Minds

Carlo Antini
Carlo Antini

Parole e musica come ascisse e ordinate

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The Cure, Simple Minds, Duran Duran e Tony Hadley. Sono solo alcuni nomi che vengono direttamente dagli anni ’80 ma che stanno vivendo una seconda giovinezza nell’era della musicaliquida e delle piattaforme digitali. Primi della lista i Simple Minds di Jim Kerr che, a 40 anni dall’uscita di «Sparkle in the rain», annunciano la pubblicazione il 22 novembre di nuove edizioni di quello storico album. Pubblicato originariamente nel febbraio 1984, «Sparkle In The Rain» è stato il sesto lavoro della band scozzese e ha consolidato il loro successo commerciale. Il cofanetto «Sparkle In The Rain 40th Anniversary» sarà composto da 4 cd con rimasterizzazioni, B sides e rarità. Senza dimenticare il concerto registrato al Barrowland nella città natale della band, Glasgow, il 28 febbraio 1984 e una sessione radio alla BBC che risale a settembre 1983. Il cofanetto includerà anche un booklet di 36 pagine con note biografiche curate da Simon Cornwell e interviste con Jim Kerr e Charlie Burchill. Dopo i concerti trionfali dell’anno scorso, i Simple Minds hanno appena annunciato anche le date della nuova tournée che li vedrà esibirsi l’estate prossima a Lucca, Verona e Taormina. «I concerti sono la nostra linfa vitale - ha detto Jim Kerr - è dove noi e il nostro pubblico prendiamo vita e vigore attraverso la musica. A distanza di quattro decenni da quando siamo partiti, questo tour globale dimostrerà che i Simple Minds sono ancora vivi e vegeti», Esattamente come lo sono i Cure di Robert Smith che hanno appena pubblicato il loro 14esimo album intitolato «Songs of a lost world» e sono reduci da un trionfale concerto di tre ore a Londra.

A 16 anni di distanza dal precedente, il nuovo disco della band britannica arriva in un momento particolare per il frontman che ha da poco perso entrambi i genitori e il fratello. In «Songs of a lost world», i Cure tornano alle sonorità caratterizzate da inquietudine e malinconia riproposte in forma più adulta. È un album che suona in modo sofferto e nostalgico e si colora di sfumature cupe e austere con chitarre, batteria e tastiere in primo piano. Dagli albori post punk di strada ne hanno fatta fino al suono dark wave che li caratterizza ancora oggi. Le canzoni si allungano, toccando anche picchi tra i 7 e i 10 minuti, contro ogni logica delle moderne piattaforme streaming o TikTok. Alcuni dei brani della tracklist non sono una novità per i fan. La band li ha nelle scalette dal vivo già da 2 anni nel tour «Shows of a Lost World» che finora ha totalizzato oltre 1 milione e 300mila spettatori. Non c’è dubbio che la struttura di «Alone» con i suoi 7 minuti e l’intro strumentale faccia venire in mente «Plainsong», apertura dell’album «Disintegration» del 1989.

La rinascita degli anni ’80 passa anche attraverso il ritorno dei Duran Duran che, non più di un anno fa, hanno pubblicato «Danse Macabre», album di cover a tema Halloween in cui si susseguono featuring e collaborazioni come quella con Nile Rodgers e Victoria De Angelis dei Måneskin. Simon Le Bon & Co. si riciclano strizzando l’occhio alle stelle della scena contemporanea ma restando sempre fedeli al synth pop che li ha resi gli idoli delle teenager di 40 anni fa. Percorso analogo per il monumento new romantic chiamato Tony Hadley, inconfondibile voce degli Spandau Ballet e impegnato da anni in estenuanti tour che gli sono recentemente costati anche non pochi problemi di salute. La voglia matta di anni ’80 è tanta e chiama a raccolta schiere di fan anche nei concerti dal vivo. Ne sa qualcosa Robert Smith che ha recentemente annunciato: «Credo che un tour lo faremo-ha detto il frontman dei Cure-Suoneremo regolarmente fino al prossimo anniversario: i 50 anni. Vorrei che i concerti facessero parte del piano generale di ciò che faremo perché gli ultimi 10 anni di live sono stati i migliori 10 anni della nostra storia musicale». Cavalcando l’inesauribile, eterna onda degli anni ’80.

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