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Vasco Rossi fa il sold out allo stadio Olimpico di Roma tra canzoni e politica

Carlo Antini
Carlo Antini

Parole e musica come ascisse e ordinate

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Mistico e pagano. Orgiastico e spirituale. Fin dalle prime note, il concerto di Vasco Rossi allo stadio Olimpico ha chiarito a tutti che siamo di fronte a un vero rito collettivo. Il Komandante si è messo a nudo. Subito. Senza fronzoli. «Guardami in faccia quando mi parli…E se c’è qualcosa che non ti va dillo alla luna». Il live si è aperto con una ballad. Una delle più emozionanti del suo repertorio. Non accadeva dall’autodromo di Imola nel ’98. Il palco è illuminato dal maxi schermo a forma di V e lì dentro c’è solo lui. Che cavalca il crescendo di «Dillo alla luna». Una dichiarazione di intenti. La volontà di non fare sconti. Di dire le cose come stanno. Anche a se stesso. Pochi minuti. Intensissimi. E poi via. Finalmente la festa decolla. «Stendimi», «Rock ’n’ roll show» e «Non sei quella che eri», inedita dal vivo. Ma è solo l’inizio di uno spettacolo intenso, seducente, irriverente: tra ironia, emozioni e provocazioni. La scaletta procede veloce e, dopo la scossa rock, arriva una pausa sulle note di «Ogni volta». Di nuovo allo specchio. Davanti a decine di migliaia di persone.

 

 

 

Arrangiamenti asciutti e molte chitarre per «Manifesto futurista», «XI Comandamento», «C’è chi dice no» e «Gli spari sopra». Fino a uno dei momenti più coinvolgenti: «T’immagini» in cui Vasco prende di petto la politica. Si rivolge al pubblico in un dialogo complice. Nel mirino le favole di Meloni e di Salvini. Dei comunisti e dei grillini. Destra o sinistra non fa differenza. L’energia di «Rewind» manda in estasi l’Olimpico in un’atmosfera in cui Dioniso incontra il rock. Poi la verità si staglia nella sua crudezza: «Siamo soli», «Canzone» e «L’amore l’amore». Fino al medley che ci attraversa come un viaggio nel tempo: «Come nelle favole», «Non l’hai mica capito», «Cosa ti fai», «Il blues della chitarra sola» e «Ormai è tardi». Se ce ne fosse bisogno «Incredibile romantica» e «Ridere di te» mettono in chiaro le ultime cose: da questa seduta di psicanalisi ne usciremo trasformati. Tutti. Nel frattempo il rito volge al termine con un finale incandescente tra i brividi di «Sally» e i manifesti poetici «Siamo solo noi» e «Vita spericolata». Il cuore non si trattiene mentre l’Olimpico brucia per l’ultima volta nel coro di «Albachiara». Il pubblico moltiplica il tempo. Trattiene il respiro sperando non finisca. Stasera si replica. Mentre nel cielo di Roma la luna è ancora in alto. Ferma ad ascoltare Vasco. 
 

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