Ci mancava un altro Osama: il ministro di Hamas, i soldi e il tifo per i fan di Hannoun
L’inchiesta per il finanziamento di Hamas che ha portato a nove arresti, tra cui quello di Mohammad Hannoun, attualmente in carcere perché ritenuto il vertice della cellula italiana del gruppo terroristico palestinese, va avanti. La procura di Genova ha emesso due mandati di cattura all’estero. Il primo riguarda Saleh Mohammed Ismail Abdu, 35 anni, detto Abu Khaled, che vive ad Istanbul e svolgerebbe un ruolo di primo piano nel far entrare le ingenti somme di denaro raccolte dall’Abspp, l’associazione genovese di Hannoun. L’altro, invece, è Osama Alisawi, 59 anni, detto anche Abu Obaida, ex ministro dei trasporti del governo Hamas a Gaza sotto la presidenza di Ismail Haniyeh, quest’ultimo ucciso a Teheran nel luglio 2024 dagli israeliani.
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La figura Alisawi è centrale. Grazie alle indagini condotte da Digos e Finanza, sarebbe lui il perno attorno a cui ruotava il fiume di soldi (oltre 7 milioni di euro) nella Striscia. Secondo gli inquirenti, Osama Alisawi, che oltre ad essere stato il responsabile dei Trasporti di Hamas, è anche «presidente del Blocco islamico degli ingegneri e cofondatore nel 1994 dell’Abspp, delegato ad operare dal 2001 al 2009 sui conti correnti dell’associazione, coordinandosi con Mohammad Hannoun e gli altri indagati operanti nell’Abspp e delle altre associazioni ad essi riconducibili, promuoveva il finanziamento dell’organizzazione di cui fa parte, ricevendo direttamente o indirettamente, personalmente o a mezzo di suoi incaricati, o tramite associazioni collegate ad Hamas o da essa controllate e a beneficio di tutte le articolazioni dell’associazione terroristica, nel corso degli anni, la somma complessiva di 7,2 milioni di euro». Osama Alisawi, come è in grado di ricostruire Il Tempo, non è una figura nota solo ad Hannoun e ai suoi sodali. L’ex ministro di Hamas negli anni scorsi tifava apertamente per i supporter di Hannoun, come Davide Piccardo, direttore editoriale del quotidiano La Luce News, figura di primo piano nel mondo islamico italiano, che proprio ieri in hompage titolava: «L’arresto di Hannoun, gli aiuti umanitari criminalizzati e perché la resistenza palestinese è legittima e non è un reato».
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Lo stesso Piccardo sabato scorso esprimeva sui social «solidarietà totale ad Hannoun e ai fratelli arrestati». Bene, nell’estate del 2014, quando nella Striscia di Gaza si era riaperto il conflitto tra Hamas e Israele, Piccardo scriveva sui social: «Confronto tra #supportgaza e #supportisrael, ma non c’è partita. Ragazzi #èfinitalapacchia». In risposta al post ecco apparire proprio Alisawi, che scriveva: «Continuate ragazzi le vostre parole gli fanno male e chiariscono la loro vera faccia».
A riprova che quanto accade in Italia è sempre stato seguito con grande attenzione dai vertici di Hamas a Gaza. Tornando ad Hannoun, nelle carte dell’inchiesta genovese è significativa un’intercettazione in cui uno degli arrestati, riferendosi ad Alisawi, racconta ad Hannoun: «Avete fatto arrabbiare il ministro, mi ha detto "come è possibile che abbiate effettuato la distribuzione di medicinali da noi al nord senza che me lo diceste?!"». Lo stesso Alisawi si sarebbe lamentato più volte con Hannoun perché i soldi tardavano ad arrivare.
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La procura cita anche «il post che Osama Alisawi pubblica il 7 ottobre 2023, alle 7.01 ora di Gaza, "Allah è il più grande", che è un chiaro segno di condivisione dell’atto terroristico compiuto». Mentre nell’aprile 2024, due degli indagati raccontano una telefonata con il ministro di Hamas, conversazione nella quale «Alisawi, che si trova nel nord di Gaza», gli comunica che «molto probabilmente i 400mila dollari spesi per l’acquisto di alimentari per la carovana benefica saranno rubati, in quanto i camion vengono assaliti e che, se gli fossero arrivati, li avrebbe spesi diversamente». Motivo per cui uno degli indagati propone «di inviare i fondi a una persona di sua fiducia a Istanbul, che poi li avrebbe fatti arrivare ad Alisawi».
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