Torino, sgomberato l'Askatasuna. Piantedosi: “Segnale chiaro”. Poi provano a creare il caos
Lo Stato entra ad Askatasuna e chiude un ciclo lungo trent’anni. Ma in serata gli esponenti del centro sociale, mentre un corteo stava per partire per le strade del quartiere Vanchiglia di Torino, hanno provato a rientrare nell’immobile al quale erano stati apposti i sigilli. I manifestanti hanno lanciato petardi e bottiglie contro le forze dell'ordine che presidiavano l'area e che hanno risposto attivando gli idranti per disperdere i manifestanti. Mentre a Roma, a piazza dell'Esquilino nei pressi del Viminale, si è radunato un gruppetto composto da circa 100 appartenenti all’area antagonista in segno di protesta contro lo sgombero del centro sociale torinese. Già poche ore dopo dopo lo sgombero, davanti allo stabile di Askatasuna si era formato un presidio permanente. I militanti hanno occupato la carreggiata di corso Regina Margherita con tavoli, sedie e un gazebo, bloccando il traffico. Alla richiesta di sgombero i manifestanti hanno rifiutato di rimuovere le strutture. La polizia ha quindi fatto ricorso agli idranti per disperdere il presidio. Alcuni attivisti si sono seduti in mezzo alla strada per ostacolare i mezzi delle forze dell’ordine ancora al lavoro sul posto. Dopo l’intervento, il presidio si è ricomposto poco distante, con uno striscione e cori contro il ministro dell’Interno.
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Nel pomeriggio, nonostante l’uso degli idranti, la tensione è rimasta alta. Il presidio è stato ripreso in mezzo alla carreggiata, con un massiccio schieramento di agenti sul posto. E dopo le 18, sempre davanti allo stabile di via Regina Margherita, si è svolta l’altra manifestazione di protesta con la presenza di No Tav, vecchi attivisti e nostalgici dei movimenti del 1977. Ieri mattina all’alba il centro sociale torinese è stato sgomberato. Dopo decenni di occupazione e illegalità, lo stabile di corso Regina Margherita 47, occupato dal 1996, è stato liberato. La Digos ha sequestrato l’immobile nell’ambito di un’inchiesta della Procura sugli assalti avvenuti durante le manifestazioni pro Palestina contro la sede del quotidiano La Stampa, le Officine Grandi Riparazioni e lo stabilimento Leonardo. Contestualmente sono stati eseguiti otto decreti di perquisizione nei confronti di attivisti dell’area antagonista torinese, con il sequestro di dispositivi elettronici, capi d’abbigliamento utilizzati durante le azioni violente e fumogeni. All’interno dell’edificio, dichiarato in parte inagibile, gli agenti hanno trovato anche sei persone che avrebbero dormito ai piani superiori. Presenza che ha determinato la decadenza del patto di collaborazione stipulato dal Comune con un comitato di garanti per un progetto sui beni comuni.
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Ma la storia di Askatasuna è legata a numerose azioni della galassia antagonista e anarchica che negli anni hanno firmato manifestazioni violente e scontri con le forze dell’ordine. Non ultime quelle ProPal, alle quali esponenti del centro sociale hanno partecipato attivamente. «Sgomberato il centro sociale Askatasuna di Torino. Dallo Stato un segnale chiaro: non ci deve essere spazio per la violenza nel nostro Paese», ha scritto sui social il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi. Anche il sindaco di Torino, Stefano Lo Russo, che aveva contestato il mancato rispetto delle prescrizioni concordate, ha comunicato ai promotori la cessazione del patto di collaborazione perché non esistono più le condizioni. La risposta del centro sociale, che fu oggetto di perquisizioni da parte delle forze dell’ordine anche il 1º maggio 1999 e il 16 luglio 2001, non ha tardato ad arrivare. «L’Aska non si tocca, pagherete caro, pagherete tutto», è stato il coro scandito più volte durante la giornata. E ancora: «Questo è un attacco, ma non un attacco all’Askatasuna, è un attacco a tutto il movimento per la Palestina». E per sabato è stata già annunciata una manifestazione con partenza alle 14 da piazza Santa Giulia, nel centro di Torino.
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