Yara Gambirasio, infinita vicenda giudiziaria. “Deve restituire 35mila euro”, il caso del video di Bossetti
L’ex comandante dei Ris di Parma, Giampietro Lago, dovrà restituire 35mila euro di risarcimento per diffamazione al settimanale “Oggi” in merito alla vicenda legata al noto e controverso video del furgone di Massimo Bossetti che, stando all’esito del processo, girava per ore attorno alla palestra in cui si allenava Yara Gambirasio, la 13enne di Brembate di Sopra scomparsa il 26 novembre 2010 e ritrovata morta in un campo a Chignolo d’Isola il 26 febbraio 2011.
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La vicenda giudiziaria e la decisione dei giudici
Lago aveva querelato per diffamazione 18 giornalisti, i quali avevano scritto che il video del furgone di Bossetti diffuso dai Ris era un fake, ovvero un montaggio. Dal punto di vista penale, la vicenda si era risolta con un’archiviazione da parte del gip del Tribunale di Milano, ma a livello civile era rimasta una causa pendente davanti alla Corte d’Appello di Bologna. In primo grado, il tribunale di Parma, città dove all’epoca era residente Lago, aveva condannato il settimanale “Oggi” a versare 35mila euro al colonnello per la presunta diffamazione. Tuttavia, nei giorni scorsi i giudici di secondo grado hanno ribaltato la sentenza e, dunque, l’ex comandante dei Ris dovrà restituire i soldi.
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Le motivazioni della sentenza
Come precisa il Corriere della Sera, una vicenda analoga aveva riguardato il quotidiano “Libero” e, anche in quel caso, il fascicolo era stato archiviato. I giudici della Corte d’Appello di Bologna, hanno fatto proprie motivazioni espresse dai colleghi milanesi che, come riporta il Corriere della Sera, avevano prosciolto i giornalisti querelati in ragione del diritto di cronaca. “Il Tribunale di Milano, pronunziatosi sulla natura diffamatoria o meno dell’originario articolo, - si legge nella sentenza relativa al contenzioso civile - cui hanno fatto seguito a cascata tutti quelli successivi, ha escluso la natura diffamatoria di detto articolo, e degli altri, ravvisando, correttamente, la sussistenza di un legittimo esercizio del diritto di critica”.
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