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Garlasco, Venditti fa ricorso: "Distorta la funzione requirente". Scontro tra toghe

Foto: Ansa

Rosa Scognamiglio
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L’avvocato di Domenico Aiello, legale dell’ex procuratore aggiunto di Pavia Mario Venditti, ha presentato al Tribunale del Riesame il ricorso contro il decreto di perquisizione e sequestro, eseguito venerdì scorso, nell’ambito dell’inchiesta condotta dalla Procura di Brescia. Nel fascicolo a carico dell’ex pm si procede con l’ipotesi di reato per corruzione in atti giudiziari. Secondo gli inquirenti, nel 2017 Venditti avrebbe percepito una somma di denaro per scagionare Andrea Sempio, all’epoca indagato per l’omicidio di Chiara Poggi e poi prosciolto.

Il ricorso

Secondo quanto apprende La Presse, nell’atto di impugnazione, depositato nella mattinata di giovedì 2 ottobre, Aiello ha denunciato una “distorsione della funzione requirente” che finora avrebbe "profuso una dispendiosa attività investigativa di parte in aperto contrasto con un giudicato dello Stato per inseguire e sperare in un pur legittimo, ci mancherebbe, interesse processuale esclusivamente privato". Contattato da Adnkronos, il legale di Venditti ha fornito ulteriori chiarimenti, spiegando che mancano “gravi indizi” per contestare il reato di corruzione all’assistito e “motivi di urgenza per procedere a una perquisizione” come quella di venerdì. Infine, nell'atto difensivo l’avvocato ha denunciato “l'assenza di criteri o ragioni per ritenere presente una prova di un reato del 2017 negli apparati di Venditti'', ovvero il cellulare e il pc che sono stati sequestrati.

 


L’inchiesta della Procura di Brescia

L’inchiesta della Procura di Brescia ruota attorno a un “pizzino” trovato a casa dei genitori di Andrea Sempio durante la perquisizione domiciliare del 14 maggio scorso. Sul biglietto, risalente agli inizi di febbraio del 2017, vi sarebbe indicata una cifra, “20/30 euro”, seguita dal nome dell’ex pm e dalla scritta “gip archivia”. Inoltre, da una serie di accertamenti condotti dalla Guardia di Finanza risulta che, tra la fine del 2016 e il 2017, i Sempio avrebbero ricevuto 43mila euro, in totale, da alcuni familiari. I soldi sarebbero stati versati in assegni bancari e successivamente prelevati dal papà del ragazzo in contanti. Da qui l’ipotesi che parte della somma sia stata destinata all’allora procuratore Venditti affinché chiedesse al gip di archiviare la posizione dell’indagato, come poi avvenne. Intervistato dal giornalista Gianluigi Nuzzi a Quarto Grado, l’ex magistrato ha respinto le accuse, sottolineando di non aver mai “preso soldi da nessuno”.

 

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