Garlasco, scagionò Andrea Sempio: l'ex pm Venditti ora è indagato per corruzione
Corruzione in atti giudiziari. È con questa pesante accusa che ieri si è scatenato un terremoto giudiziario sul caso Garlasco. Perché la Procura di Brescia ha indagato l’ex procuratore di Pavia, Mario Venditti, convinta che il magistrato si sarebbe fatto corrompere per salvare Andrea Sempio, il nuovo inquisito per l’omicidio volontario in concorso di Chiara Poggi, uccisa il 13 agosto 2007. Sotto la lente degli inquirenti l’archiviazione lampo che Venditti avanzò nel 2017 per Sempio, allora finito nel fascicolo aperto come atto dovuto a seguito dell’esposto di Elisabetta Ligabò, la mamma di Alberto Stasi, che aveva chiesto approfondimenti alla luce di una consulenza della difesa, in cui i genetisti avevano collegato il Dna sulle unghie di Chiara a quello di Sempio. Un’inchiesta, durata due mesi senza che siano stati effettuati approfondimenti biologici né perquisizioni, nel corso della quale l’indagato è stato però intercettato. E quelle intercettazioni tra la famiglia Sempio ora pesano come un macigno, perché per la Procura di Brescia, retta da Francesco Prete, sarebbero la dimostrazione che l’amico del fratello della vittima non solo sarebbe stato informato dei passi dell’indagine, anche delle domande dell’interrogatorio davanti a Venditti, ma perfino rassicurato sull’epilogo dell’archiviazione, che infatti è stata richiesta dall’ex procuratore il 15 marzo 2017 e accolta dal gip il 23 marzo dello stesso anno.
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E proprio a Venditti e al gip fa riferimento una frase, scovata tra alcuni manoscritti sequestrati a casa dei Sempio lo scorso 14 maggio. Da alcuni appunti «emergerebbe che agli inizi del mese di febbraio fosse stata proposta o comunque ipotizzata la corresponsione al procuratore aggiunto Mario Venditti di una somma di denaro correlata all’archiviazione del procedimento, come ricavabile dalla scritta 'Venditti gip archivia X 20 30 euro'», si legge nel decreto di perquisizione disposto ieri dai pm bresciani a casa di Venditti, dei genitori di Sempio, degli Andrea e anche dei due militari della polizia giudiziaria che si erano occupati della trascrizione delle intercettazioni. Tra quelle captazioni ci sono stralci già venuti a galla, come quello che vi ha rivelato in esclusiva Il Tempo in cui il padre e il figlio, il 10 febbraio 2017 subito dopo l’interrogatorio, commentavano «ne abbiamo cannata una», riferendosi alla risposta sullo scontrino del parcheggio esibito come alibi 14 mesi dopo il delitto. Per i pm, Sempio, già il giorno prima, sarebbe stato messo a conoscenza delle domande che gli sarebbero state poste. Nella stessa conversazione i due parlavano, poi, «dell'atteggiamento degli inquirenti» di Pavia dell'epoca. E Andrea diceva: «A parte che erano dalla nostra...perché mi han fatto alcune domande che io ho capito perché me le facevano». Ci sono le frasi del padre Giuseppe, che il 9 febbraio spiegava al figlio: «Comunque ha detto che ti chiederà le cose che sono state depositate. Non è che....Massimo se ti infila dentro qualche domanda che non...gli dici guardi io non mi ricordo, sono passati dieci anni».
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La Procura evidenzia i passaggi non trascritti nei brogliacci, sostituiti con incomprensibile o irrilevante. Tra questi, i pm indicano «il riferimento» del padre di Sempio alla «necessità di “pagare quei signori lì” con «modalità non tracciabili». Frasi che, scrive la Procura di Brescia, erano di «forte valenza indiziaria». La Finanza ha evidenziato «una serie di movimentazioni anomale», avvenute tra dicembre 2016 e il giugno 2017: le zie paterne di Sempio, Silvia e Ivana, hanno emesso assegni per 43 mila euro a favore del fratello Giuseppe e, nello stesso periodo, il padre e Andrea hanno effettuato una serie di prelievi in contanti per 35mila euro. Gli inquirenti ora seguono i soldi. Intanto il legale di Venditti ha scritto al ministro della Giustizia Nordio: «Un’aggressione nei confronti di un incensurato servitore dello Stato».
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