Gaza, sondaggio di Ghisleri: quanti italiani vogliono davvero lo Stato di Palestina
Una guerra che si combatte a migliaia di chilometri di distanza, ma che divide profondamente l’opinione pubblica italiana. È questo, in sostanza, il conflitto in corso a Gaza. Secondo un sondaggio condotto da Only Numbers, riportato da Alessandra Ghisleri sul quotidiano “La Stampa”, la maggioranza degli italiani – il 63,8% – considera la situazione “gravissima”, ma dietro questa cifra si celano fratture ideologiche e politiche profonde.
Una frattura lungo le linee politiche
Tra gli elettori di centrosinistra, la percezione dell’emergenza umanitaria è quasi unanime: il 90% definisce la crisi “senza precedenti”. Ben diverso il sentore tra i sostenitori dei partiti di governo. Tra gli elettori di Fratelli d’Italia, il 46,2% giudica la situazione “seria”, ma molti si dicono cauti nell’esprimere un giudizio per mancanza di elementi certi.
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Di chi è la colpa?
Sul nodo delle responsabilità, l’opinione pubblica si spacca. Il 32,3% degli italiani attribuisce le colpe principali a Israele, mentre il 29,5% opta per una lettura più bilanciata, che coinvolge sia Israele sia Hamas. Il centrosinistra tende a colpevolizzare Tel Aviv, mentre Movimento 5 Stelle, Azione e i partiti di governo preferiscono parlare di “responsabilità condivisa”. Fratelli d’Italia si fa notare ancora: il 31,7% dei suoi elettori individua in Hamas l’unico responsabile del conflitto.
Stato di Palestina? La minoranza degli italiani dice sì
Un dato emerge con forza: il 40,6% degli italiani è favorevole al riconoscimento di uno Stato palestinese pienamente sovrano. Una posizione che riflette la fiducia nel diritto internazionale e nella diplomazia, nonostante le macerie. Sul fronte opposto, il 21,9% preferisce un’amministrazione internazionale temporanea, soprattutto tra gli elettori di Lega, Fratelli d’Italia e Azione. L’idea è quella di una gestione neutrale che prepari il terreno alla stabilità, prima di concedere piena sovranità.
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Netanyahu nel mirino: “Ha radicalizzato il conflitto”
Un altro punto chiave del sondaggio riguarda il premier israeliano Benjamin Netanyahu. Per una parte significativa degli italiani è lui ad aver scelto la linea dura, ignorando le fratture interne del Paese e alimentando una spirale di violenza che oggi non minaccia solo la sicurezza di Israele, ma anche la sua reputazione e identità democratica. Le critiche piovono anche da parte di chi si dice vicino a Israele, ma disilluso dalla gestione politica e militare del conflitto.
“Progetto Riviera”: per il 27,7% è un’opportunità di sviluppo e pacificazione
Sul cosiddetto “Progetto Riviera”, l’ipotesi – circolata in ambienti israeliani – di trasformare Gaza, dopo la guerra, in una destinazione turistica sul mare. Il 42,8% degli italiani lo considera poco percorribile: una proposta che, secondo i critici, cancella la sofferenza del popolo palestinese, riducendo tutto a una manovra speculativa. Tuttavia, una minoranza significativa, il 27,7% tra gli elettori di Fratelli d’Italia, vede nel progetto un’opportunità di sviluppo e pacificazione.
La guerra come specchio della società italiana
Oltre ai numeri, il sondaggio riflette un’Italia profondamente divisa, in cui la geopolitica è sempre più una questione identitaria. Solidarietà, empatia e condanna dipendono spesso dall’appartenenza politica. E se da un lato emerge una società che cerca di comprendere, giudica e si interroga, dall’altro resta forte il rischio di schierarsi senza conoscere a fondo la complessità dei fatti. Dietro ogni opinione, ogni percentuale, restano le vite umane. Ogni bomba, ogni colpo sparato, aggiunge un tassello a un odio che rischia di diventare eredità. E anche se il 40% degli italiani guarda alla pace attraverso la creazione di due Stati, il cammino appare lungo. Perché, come ammonisce Ghisleri, “finché l’odio verrà tramandato, la pace resterà lontana”.
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