Da Ramy ad Ascoli: quando vestire la divisa può trasformarsi in reato
Quando fare il proprio lavoro può trasformarsi in reato. Nell’Italia del 2025, indossare una divisa ha i suoi rischi che non sono legati solo ai pericoli della professione. Nell'ultimo anno, ma non solo, poliziotti, carabinieri e finanzieri sono finiti sotto indagine più volte, sempre nell’esercizio delle loro funzioni, nel caso in cui siano stati costretti ad usare un'arma o se, agendo per contrastare un reato, il presunto malvivente di turno ha riportato lesioni o addirittura la morte. Spesso è l’inizio di un’inchiesta per eccesso di legittima difesa, lesioni o perfino omicidio.
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A Verona, il 20 ottobre 2024, un poliziotto ferroviario ha sparato tre colpi contro un 26enne maliano armato di coltello. Il giovane è morto. L’agente è stato indagato per eccesso colposo di legittima difesa: la magistratura vuole verificare se la reazione sia stata proporzionata. Scenario simile a Villa Verucchio, la notte di Capodanno: un maresciallo dei Carabinieri ha ucciso un 23enne egiziano che aveva appena accoltellato quattro persone. Indagine aperta per eccesso colposo, anche se i video lo mostrano mentre tenta invano di fermare l’uomo con colpi alle gambe. Ma dai filmati emersi, l’autorità inquirente ha concluso che il carabiniere «non aveva altra scelta» e ha chiesto l’archiviazione del caso, ritenendo il suo uso della forza legittimo data la situazione estrema. Ma non sempre va a finire così.
Nel Salernitano, ad Atena Lucana, il 13 aprile scorso, una pattuglia ha intercettato dei ladri in fuga. Dopo che i fuggitivi hanno forzato un posto di blocco, un carabiniere ha sparato, ferendo un uomo al collo. Indagato anche lui per eccesso colposo e lesioni, mentre l’arma è stata sequestrata.
Il caso ha riaperto il dibattito sulla «iscrizione automatica» degli agenti coinvolti in episodi violenti, che secondo alcuni potrebbe demoralizzare le forze dell’ordine. A Isola di Capo Rizzuto, l’8 ottobre 2024, un vice ispettore fuori servizio ha inseguito un’auto in fuga dopo un incidente. Ne è nata una colluttazione: l’agente, accerchiato e colpito, ha sparato. Un uomo è morto. L’agente è indagato per omicidio, mentre il figlio della vittima lo è per tentato omicidio nei suoi confronti.
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Il 10 maggio 2024, davanti alla stazione centrale di Milano, un egiziano ha aggredito la polizia brandendo pietre nascoste in un maglione. Un agente ha sparato ferendolo alla spalla. Risultato: 60 giorni di prognosi per il ferito e indagine per lesioni aggravate per l’agente. “Iscrizione tecnica”, ha specificato la Procura. Infine, il 13 giugno a Francavilla Fontana, in provincia di Brindisi, due poliziotti hanno preso parte a uno scontro a fuoco con due latitanti accusati di aver ucciso un carabiniere. Uno dei ricercati è morto. Anche qui, l’inchiesta si apre per omicidio colposo.
Ma le inchieste non riguardano solo i colpi sparati. Anche gli inseguimenti, come nel caso di Ascoli «un carabiniere indagato dopo aver affiancato due ladri in fuga), possono trasformarsi in fascicoli penali. Il più noto alle cronache è quello di Ramy Elgaml, 19 anni, morto a Milano dopo una fuga in scooter, lunga otto chilometri, in sella con un amico. Anche in questo caso, oltre al conducente dello scooter, è finito indagato anche il carabiniere che guidava l’auto di servizio per eccessiva vicinanza durante l’inseguimento e durata “sproporzionata”. Due altri carabinieri rischiano per falso e depistaggio: secondo la Procura avrebbero omesso nei verbali il contatto tra i veicoli e chiesto a un testimone di cancellare un video. Sparare, inseguire, fermare un sospetto non sono solo gesti operativi, ma atti che aprono le porte al codice penale. E per chi indossa una divisa, l’accusa può arrivare prima ancora del riconoscimento del merito.
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