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Garlasco, dai calzari alla spazzatura: parlano i carabinieri entrati in casa Poggi

Salvatore Martelli
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“Quello che si percepiva in quel momento era l’estrema crudeltà di chi aveva realizzato quell’omicidio, riversata con tantissima violenza sul corpo di questa ragazza, che era letteralmente martoriata”: a parlare sono i carabinieri che entrarono per la prima volta nella villetta della famiglia Poggi a Garlasco. Dopo quasi vent’anni dall’omicidio di Chiara, Gennaro Cassese e Roberto Pennini raccontano a Quarto Grado, il programma di Gianluigi Nuzzi su Rete 4, ciò che trovarono quel 13 agosto 2007 al loro ingresso nella villa. A parlare per primo è il colonnello dei Carabinieri Gennaro Cassese, all’epoca del delitto di Garlasco capitano della compagnia di Vigevano, che sgombra il campo dai dubbi sull’operato dei militari dell’Arma all’ingresso della villa. Nuzzi infatti incalza subito i due chiedendo perché fossero entrati in casa senza dispositivi di protezione, portando come si è detto a un possibile inquinamento delle prove. 

 

 

Cassese chiarisce il perché: solo i primi due carabinieri, Serra e Muscatelli, entrarono senza guanti né calzari. “Per le indicazioni che aveva dato il signor Stasi si pensava a un incidente domestico – spiega – Si sono solo accertati se la ragazza fosse in vita, facendo attenzione a dove poggiare i piedi, cercando di evitare le macchie di sangue”. È proprio all’arrivo di Pennini che vengono indossati guanti e calzari ed è lui stesso a raccontarlo: dopo aver indossato guanti e calzari, la scena del crimine. “La grande quantità di sangue che c’era sin dopo l’ingresso fino alla scala che conduce al seminterrato, quella è la cosa che mi ha colpito di più – racconta – la scena che mi ha colpito è la grande quantità di sangue che c’era. Ho camminato con estrema attenzione, anche se protetto, per evitare di inquinare la scena del crimine e di preservarla il più possibile”.

 

 

I due poi vengono interpellati sulla gestione del sacchetto della spazzatura, repertato solo l’aprile successivo, otto mesi dopo il delitto. Cassese risponde senza esitazione: “Durante il primo sopralluogo del 13 agosto la spazzatura fu visionata ma non fu considerata di interesse investigativo – poi il riferimento alla gestione sovrapposta tra i comandi diversi dell’Arma dell’indagine – per quanto riguarda l'organizzazione dell'arma di Carabinieri in caso di omicidi interviene il reparto provinciale, il reparto operativo del provinciale, tant'è vero che se lei vede ci saranno delle foto fatte dal brigadiere Pennine nell'immediatezza, dal brigadiere Cavalli come repertatore della compagnia e nel mentre le stavamo eseguendo io sono stato contattato dal comando provinciale che arrivavano i loro repertatori deputati”. Sovrapposizione tra comandi, gestione dei reperti: dubbi su dubbi ma non per i due carabinieri. “Sono arrivati, hanno fatto il repertamento, hanno fatto l'attività, hanno sottoposto a sequestro l'appartamento, l'intera villetta – racconta – e per quanto mi riguarda in quel momento quella spazzatura non l'ho considerata di interesse investigativo”.

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