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Migranti, la Cassazione cassa se stessa. Torna lo stop: "Sull'Albania decide la Corte Ue"

Domenico Alcamo
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Un’altra puntata della telenovela giurisdizionale attorno ai centri in Albania. La Corte di Cassazione di fatto smentisce una sua precedente decisione e rinvia alla Corte di Giustizia Ue l’esame di due casi di trasferimento presso il Cpr di Gjader. In pratica, con un dispositivo che è stato pubblicato ieri, la prima sezione penale della Cassazione, attraverso un’ordinanza, ha trasmesso alla Corte di Giustizia Ue la decisione circa due ricorsi che il Ministero dell’Interno aveva inoltrato contro due provvedimenti della Corte d’Appello.

Quest’ultima, infatti, non aveva convalidato i rispettivi trattenimenti a Gjader. Va ricordato, infatti, che un recente decreto del governo, risalente a un paio di mesi fa, aveva esteso l’utilizzabilità delle strutture albanesi, attribuendo anche una funzione di Cpr per trasferire là i migranti senza permesso di soggiorno trattenuti in Italia in attesa di essere rimpatriati. L’iniziativa di Piazza Cavour, che è stata anticipata dal Manifesto, solleva la questione pregiudiziale su cui, è la richiesta all’organismo giurisdizionale Ue, «sia decisa con procedimento d’urgenza».

 

La Corte di Cassazione, dunque, ha interpellato la Corte Ue sulla conformità con il diritto europeo dei trasferimenti in Albani di migranti provenienti da un Paese con i quali non è stato siglato un accordo di rimpatrio. Difficile non leggere questa iniziativa in una chiave contrapposta rispetto a un altro pronunciamento della stessa Cassazione, risalente allo scorso 10 maggio: lì, infatti, si era stabilito che anche i richiedenti asilo potevano essere trattenuti nel cpr di Gjader. Quella decisione a sua volta ribaltava quanto stabilito da diverse corti d’appello. Insomma, è l’ennesimo capitolo del duello tra magistratura e governo su questi centri. Su cui l’opposizione, ancora una volta si incunea. «I fatti dimostrano sempre di più l’assurdità dei centri in Albania voluti dalla Meloni», osserva il responsabile nazionale Sicurezza del PD Matteo Mauri.

E attacca: «la destra ha provato a forzare le regole per un progetto che era sbagliato fine dall’inizio. Una propaganda fatta sulla pelle dei più fragili e mettendo le mani nelle tasche degli italiani che stanno già pagando un miliardo di euro per la propaganda della Meloni». Da Avs, Nicola Fratoianni attacca: «È inutile che i ministri del governo Meloni si pavoneggino all’estero per gli inutili e costosi centri in Albania. Guardando l’ennesima decisione della Suprema Corte, siamo di fronte all’ennesima figuraccia di questo governo e dei suoi ministri, i cui costi materiali sono a carico dei cittadini italiani e le conseguenze umane le pagano le persone la cui unica colpa è essere dei naufraghi».

 

Dalla maggioranza, il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera Galeazzo Bignami invece punta il dito sulle modalità con cui è stato reso noto il dispositivo della Cassazione: «Presenterò un’interrogazione parlamentare al ministro della Giustizia affinché sia fatta chiarezza in merito a quanto pubblicato dal Manifesto». Bignami si chiede: «Come ha fatto ad avere accesso a quel provvedimento?». Quando al contenuto, «è ancora più sconcertante il merito della vicenda. I rinvii alla Corte di Giustizia Europea operati dalla Cassazione riguardano materia già definita qualche settimana fa dalla stessa Cassazione che aveva ritenuto del tutto legittimo il percorso giuridico sotteso all’attività dei CPR. È chiaro - sottolinea ancora il Capogruppo del partito di Giorgia Meloniche qualcuno sta conducendo una battaglia ideologica sull’accordo Italia-Albania e sta addirittura informando in via anticipata organi di stampa sulla propria azione. E’ necessario che venga immediatamente fatta chiarezza».

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