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Sergio Mattarella, monito ai giudici: irreprensibili e imparziali anche sui social

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Nessun protagonismo, nessun cedimento sulla centralità del proprio ruolo, nessun sconfinamento di campo. Poi attenzione a social e intelligenza artificiale. La magistratura, spiega Sergio Mattarella ai giovani che sono appena entrati nella carriera e sono venuti al Quirinale a rendere visita al Capo dello Stato e presidente del CSM, ha nella sua indipendenza la "struttura portante" dell'ordine costituzionale, che proprio sulla divisione dei poteri ha la base. Ma essere centrali significa avere, prima di tutto, responsabilità: verso gli altri, verso le regole da applicare, verso se stessi. "I giudici hanno il dovere di apparire ed essere irreprensibili ed imparziali. Rigore morale e professionalità elevata sono la risposta più efficace ad attacchi strumentali", spiega il Presidente. Infatti "nessun potere è immune da vincoli e controlli, nessuno, ma la sovranità viene esercitata nei limiti e nelle forme della Costituzione".

Quella Carta che "è lungimirante e persegue l'obiettivo dell'equilibrio tra poteri dello Stato" e nella quale la giustizia, "assegnata all'ordine giudiziario, costituisce espressione di un sapere che non si esaurisce nel dato tecnico-giuridico e, di conseguenza, non potrebbe mai essere affidato a sistemi di intelligenza artificiale".
Il giudice lavora materia viva, ha di fronte a sé uomini e donne e casi tutti simili ma tutti diversi, quindi la sua capacità consiste nel saper applicare la norma adattandola alla specificità delle singole situazioni.

Non si tratta però solo di questo, perché "l'esercizio rigoroso del senso di responsabilità è un risvolto necessario dell'indipendenza e dell'autonomia della magistratura che esige rispetto della deontologia, irreprensibilità nei comportamenti individuali: i giudici hanno il dovere di essere ed apparire irreprensibili ed imparziali, in ogni contesto, anche nell'uso dei social media".

Un intervento, quello del Capo dello Stato, che giunge a ridosso di una nuova polemica che ha visto su fronti contrapposti la magistratura e il potere politico. Ancora poche ore fa il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro aveva accostato il termine "mafiosi" alle prese di posizione di alcuni magistrati. Di conseguenza il presidente dell'Associazione Nazionale Magistrati, Cesare Parodi, aveva risposto che quelle del sottosegretario erano parole "gravi, che trasmettono un'immagine della magistratura completamente errata". "Giudici e pubblici ministeri hanno il dovere di essere e di apparire – apparire ed essere – irreprensibili e imparziali, in ogni contesto (anche nell'uso dei social media)", ha messo in evidenza oggi il Presidente della Repubblica, "con la consapevolezza che, nei casi in cui viene – fondatamente – posto in discussione il comportamento di un magistrato, ne può risultare compromessa la credibilità della magistratura. Rigore morale e professionalità elevata sono la risposta più efficace ad attacchi strumentali intentati per cercare di indebolire il ruolo e la funzione della giurisdizione e di rendere inopportunamente alta la tensione tra le istituzioni".

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