Garlasco, le gemelle Stefania e Paola Cappa ripiombano nell'incubo
Erano finite nel circo mediatico del dolore quando, nel giorno del delitto, appesero al cancello della villetta del crimine un fotomontaggio in cui apparivano sorridenti accanto all’immagine della cugina Chiara Poggi. Avevano perfino dipinto l’asciugamano della vittima di rosso, per intonarlo ai loro abiti e, tragicamente, al sangue che nella casa scorreva copioso, su quelle scale della cantina dove la 26enne fu trovata cadavere dall’allora fidanzato Alberto Stasi, l’unico condannato per il delitto. E oggi, a distanza di diciotto anni da quel terribile crimine, durante i quali le gemelle Stefania e Paola Cappa sono andate avanti con la loro vita, l’una costruendo la sua bella famiglia e l’altra dedicandosi con passione alla "pole dance", quei fantasmi del passato tornano con il colpo di scena della nuova inchiesta sull’omicidio della cugina, per il quale è indagato in concorso Andrea Sempio, dopo che il suo Dna è stato ritenuto compatibile con il profilo genetico maschile trovato sulle unghie della vittima.
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Un colpo di scena in diretta tv, con le immagini rimbalzate su tutti i canali televisivi, che hanno seguito passo passo l’operazione senza precedenti dei carabinieri del Nucleo Investigativo di Milano, disposta dalla Procura di Pavia, che con l’ausilio dei vigili del fuoco, all’alba, si sono presentati davanti alla casa disabitata della nonna delle Cappa, a Tromello, alla ricerca dell’arma del delitto. A indicare quella roggia come il luogo in cui il misterioso oggetto metallico, forse un attizzatoio da camino, sarebbe stato gettato diciotto anni fa è stato il supertestimone scovato da Alessandro Di Giuseppe e Riccardo Festinese, due giornalisti del programma Le Iene di Italia1. Il filmato era stato secretato dagli inquirenti, che in questi mesi hanno messo a verbale e vagliato il racconto dell’uomo, il quale aveva taciuto per quasi due decenni un segreto inconfessabile. Un teste ritenuto attendibile, anche alla luce di una serie di approfondimenti che avrebbero fornito riscontri così rilevanti da spingere i pm pavesi a emettere il decreto di perquisizione del canale, finalizzato alla ricerca, nei trecento metri di fronte a casa Cappa, di un borsone in cui, oltre all’arma, potrebbero essere stati occultati i due teli da mare che mancavano da casa Poggi e, presumibilmente, indumenti sporchi di sangue.
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Il nome Cappa è così tornato alla ribalta delle cronache, sebbene le gemelle non siano indagate. Ancora una volta nell’incubo, dopo quello già vissuto nelle prime fasi dell’indagine. Perché il racconto del supertestimone è legato con un filo rosso a quello di un altro abitante di Garlasco, Marco Muschitta, che il 29 settembre 2007 aveva puntato il dito contro Stefania. Il tecnico del gas raccontò di aver visto, tra le 9.30 e le 10 nei pressi di via Pascoli, «una bicicletta che andava a zig zag», condotta da «una ragazza bionda con i capelli a caschetto che indossava scarpe bianche e con stella blu e un pantalone lungo», la quale «aveva nella mano destra un piedistallo tipo da camino-canna da fucile con in testa una pigna». E riconobbe in quella ragazza proprio Stefania. Un racconto dettagliato, almeno finché quel verbale non venne interrotto. E quando fu riaperto Muschitta ritrattò, dicendo che si era inventato tutto, per poi confermare, in un’intercettazione con il padre, di aver detto la verità. Finì a processo per calunnia e fu prosciolto. Oggi anche la sua storia aleggia su quella roggia.
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