
Aviaria, Pregliasco avvisa: "Non facciamoci trovare impreparati". Incubo pandemia

Il Messico ha segnalato "il primo caso umano confermato in laboratorio a livello globale" di influenza aviaria da virus A/H5N2. Si tratta di un uomo di 59 anni che già soffriva di diverse altre malattie, per il quale non è stata riferita alcuna "esposizione a pollame o altri animali". Lo ha comunicato l’Organizzazione mondiale della sanità, dopo che il 23 maggio scorso le autorità messicane hanno riferito il caso alla Pan American Health Organization (Paho), l’ufficio regionale dell’Oms per le Americhe. Fatto, questo, che "ci deve preoccupare per non farci trovare impreparati come accaduto col Covid". Ne è convinto Fabrizio Pregliasco, professore di Igiene all’Università degli Studi di Milano e direttore dell’IRCCS Ospedale Galeazzi - Sant’Ambrogio di Milano.
"Pronti per il Giubileo" ma a preoccupare sono i virus
Sul caso della donna morta in Messico non c’è ancora chiarezza: "Da quello che emerge - ha osservato all’AGI Pregliasco - la vittima non aveva avuto contatti con animali infetti. E dunque potremmo trovarci di fronte a un contagio uomo - uomo". "La situazione potrebbe essere la punta di un iceberg e nascondere una diffusione più ampia a livello animale con il rischio di un possibile contagio", ha spiegato il virologo, secondo cui l’unica misura da prendere è quella della "sorveglianza epidemiologica che comprende anche l’eventuale copertura vaccinale per il personale a rischio".
Cè il primo morto al mondo per il virus H5N2: l'aviaria ora terrorizza tutti
A oggi non esiste un vaccino per la nuova variante di aviaria che ha ucciso la donna in Messico, ma "grazie alla tecnologia ad mRna i sieri potrebbero essere messi a punto con grande rapidità". Sotto accusa, nel caso del decesso, c’è il latte crudo: "La pastorizzazione del latte è fondamentale non solo per evitare malattie come l’ aviaria, ma anche per non contrarre Salmonella o E. Coli", ha avvertito Pregliasco.
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