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“Sponsor schiavisti”. L'ultima furia iconoclasta della sinistra: nel mirino il premio letterario

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Il Booker Prize, assegnato dal 1969 alla migliore opera di narrativa in lingua inglese, «deve cambiare nome per scindere il suo legame con la schiavitù». La richiesta arriva dal conduttore di Radio 1Xtra Richie Brave, che ha rivelato che il suo cognome legale è Booker: i suoi antenati nel XIX secolo furono ridotti in schiavitù in una piantagione di cotone da George e Josias Booker, i fondatori dell’azienda che poi ha sponsorizzato originariamente il prestigioso premio letterario che ogni anno si assegna a Londra. «Spero che il Booker Prize inizi a porsi delle domande sul nome», ha dichiarato Richie Brave al quotidiano londinese «The Guardian». «Quel nome ci è stato imposto. Come organizzazione, si può scegliere di cambiare il proprio nome in qualcosa di diverso. Personalmente non vorrei mantenere un nome associato a questo». 

 

 

Martedì scorso gli organizzatori del Booker Prize hanno modificato la formulazione di un articolo sugli sponsor originari del premio e sui suoi legami con la schiavitù, dopo che Brave aveva mosso delle critiche su X (ex Twitter). Brave ha sottolineato che i fratelli George e Josias Booker sono stati descritti come «gestori di quasi 200 persone ridotte in schiavitù». «Josias e George non hanno ‘gestito’ la mia famiglia - ha scritto Brave -. Li hanno ridotti in schiavitù. Ecco perché abbiamo ancora il loro cognome. Erano schiavisti, non ‘gestori’». L’articolo è stato successivamente modificato per dire che i fratelli hanno «schiavizzato» quasi 200 persone. Brave ha detto di essersi infuriato vedendo la formulazione originale. «Non tentate di santificare gli orrori della schiavitù», ha commentato.

 

 

L’articolo che ha fatto Richie Brave illustrava la storia del distributore alimentare all’ingrosso Booker McConnell, che ha sponsorizzato il Booker Prize dal 1968 al 2002. Josias Booker lasciò Liverpool per Demerara, nell’allora Guyana britannica, nel 1815 per gestire una piantagione di cotone, chiamata Broom Hall, dove ridusse in schiavitù circa 200 persone. A Josias si unì poi il fratello George. L’articolo prosegue ricordando che i fratelli ricevettero 2.884 sterline dal governo britannico al momento dell’abolizione della schiavitù nel 1833, come risarcimento per 52 schiavi emancipati. La Banca d’Inghilterra stima che il risarcimento ricevuto dai fratelli sia equivalente a 285.836 sterline nel 2024. 

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